Ho raccolto al volo l’iniziativa proposta dal FAI per la giornata odierna. Una visita a Rocca Grimalda, in provincia di Alessandria. 
Le tracce del paese di Rocca Grimalda si perdono nel passato: l’esistenza della città romana di Rondinaria ai piedi dello sperone roccioso ed il ritrovamento di una necropoli celtica nella piana di Silvano fa presumere l’esistenza di fortificazioni d’epoca.

Data la posizione bellissima e strategica in quanto fortezza naturale a strapiombo sulla valle del Torrente Orba, il paese è stato inevitabilmente oggetto per secoli di contese militari ed economiche da parte della Repubblica di Genova, dei Marchesi del Monferrato e del Ducato di Milano, e, dopo l’occupazione di Filippo Maria Visconti, venne ceduto nel 1444 a Galeazzo Trotti. Dopo alterne vicende, i Trotti vendettero il feudo alla famiglia genovese dei Grimaldi, che ne mantenne il possesso fino al XIX secolo e che diedero al paese il suo nome definitivo. I Grimaldi portarono dalla Repubblica di Genova il culto di santa Limbania e la coltivazione della vite. Dal 1736 Rocca Grimalda entrò nell’orbita del Regno di Sardegna e seguì da allora le sorti del Piemonte sotto il dominio dei Savoia. Custode del paese è il Castello, costruito alla sommità di uno sperone roccioso a picco sull’Orba. Si caratterizza per una imponente e suggestiva torre alta 22 metri, circolare a cinque piani con scala elicoidale ricavata nello spessore delle mura che un tempo ospitava le prigioni e la sala delle torture.


La chiesa parrocchiale di San Giacomo Maggiore, di origine romanica, ma ampliata e rimaneggiata in seguito, conserva l’antica facciata inglobata nel muro perimetrale destro, con una serie di archi in pietra grigia e parte del basamento originale del campanile. Accanto a San Giovanni Battista, Santo patrono del paese, i Rocchesi festeggiano anche San Giacomo Maggiore; il culto diffuso anche nei paesi limitrofi si collega al passaggio nel comune di uno degli antichi tracciati utilizzati per raggiungere il Santuario di Santiago di Compostela ove sono ancora oggi conservate le spoglie del santo. 

L’Oratorio della Madonna delle Grazie, conserva al suo interno numerose testimonianze di devozione popolare nonché una pregevole statua processionale del Settecento della scuola di Anton Maria Maragliano. Avamposto del borgo è la chiesa cinquecentesca di Santa Limbania in Castelvero protettrice della gente di mare; sorge nell’area di Castelvero, all’estremità sud-orientale del paese, su un imponente sperone roccioso che domina il corso del fiume Orba. Di origine molto antica, potrebbe risalire al castrum bizantino o comunque all’epoca alto-medioevale. E’ un antico e tradizionale centro di devozione dedicato a una monaca cipriota, patrona dei mulattieri, i quali facevano la spola tra Rocca Grimalda e Genova partendo dall’omonima chiesetta di Voltri. Si presenta ad aula unica conclusa da un’abside semicircolare e affiancata da due cappelle laterali, all’interno conserva pregevoli affreschi del XVI secolo.

La struttura attuale è frutto di ulteriori rimaneggiamenti che ne fecero una sorta di santuario per i mulattieri. La statua lignea di Santa Limbania, veniva un tempo intagliata dalle madri del paese allo scopo di ricavarne schegge da mandare ai propri figli in guerra, pratica che dimostra la devozione popolare per la santa cipriota.
Molto interessante una visita al Museo della Maschera. Inaugurato nel Settembre 2000, situato al primo piano dell’ex palazzo comunale con l’intento di conservare il ricco patrimonio culturale locale, raccoglie e valorizza il “materiale” legato all’abbigliamento e al travestimento cerimoniale. Oltre ai tradizionali abiti della “Lachera”, sono esposti costumi e maschere che accompagnavano le feste del calendario tradizionale italiano ed europeo.

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