L’avete mai visitato? Un luogo da vedere, da sentire anche nel suo silenzio. Un luogo intriso di ricordi legati alla guerra tra uomini, fatta di armi. Ricordi che sono foto, lettere e pensieri. Ci sono già stato almeno quattro volte e ci tornerò ancora.

Il Tempio della Fraternità di Varzi – a cella di Varzi, per l’esattezza –  nasce negli anni 50 dalla volontà di un cappellano di guerra, don Adamo Accosa, che dopo il conflitto mondiale decide di raccogliere le rovine della guerra e con esse costruire una chiesa che fosse auspicio e simbolo di una nuova fratellanza.

Il sacerdote fu incoraggiato e sostenuto nell’impresa dal futuro papa Giovanni XXIII che inviò la prima pietra da una chiesa distrutta durante lo Sbarco in Normandia.

A questo primo reperto ne seguirono molti altri da Berlino, Londra, Dresda, Varsavia, Montecassino, El Alamein, Hiroshima e Nagasaki. Un centinaio di località hanno contribuito all’erezione dell’altare maggiore inviando ognuna una rovina del loro monumento più significativo.

Milano ha inviato alcune guglie del Duomo, cadute durante i bombardamenti dell’agosto 1943, e, in più, una parte del pavimento del Duomo stesso che ora copre tutto il presbiterio del Tempio di Cella.

Tantissime le parti della chiesa costruite con resti militari: la vasca battesimale ad esempio è costituita dall’otturatore di un cannone 305 della corazzata Andrea Doria: quello che lanciava la distruzione e la morte, ora lancia nella vita i bambini.

Armi insanguinate, deposte ed offerte da tutto il mondo, compongono la figura del Crocifisso: Cristo costituito dai dolori degli uomini.

Il Tempio, aperto tutti i giorni, è in continuo cambiamento per i numerosi pezzi che continuano ad arrivare da tutto il mondo.

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