Esistono diverse ipotesi sull’etimologia del toponimo Capriata: dalle numerose capre pascolanti su questi pianoro ,a case di pietra (caprìa) o case di pietra vicino al rio come come suggerito dalla versione in vernacolo Ca-vi-riò.

Paese dell’Alto Monferrato, in provincia di Alessandria, Capriata si trova adagiata su di una collina circondata da vigneti ed affacciata sopra la Valle dell’Orba. I tetti rossi, sotto i tre campanili, sembrano gettati alla rinfusa su contrade, piazzette, cortili dove sopravvivono le ultime tracce della sua movimentata storia millenaria.

Il dialetto, di matrice piemontese, è un misto di suoni molto aperti, ricco di terminologie a seguito di apporti longobardi, spagnoli e francesi ed è pieno di allitterazioni, vocaboli desueti e proverbi.

La chiesa parrocchiale dedicata a S.Pietro e Paolo e alla Madonna del Rosario è un’ antica costruzione dorica, con tre navate e la facciata a disegno toscano.Il primo documento è del 1200 e da allora numerosi rifacimenti l’hanno portata allo stato attuale.

All’interno troviamo un bellissimo altare in marmo africano nero e lucido dedicato alla Vergine e poi alla Madonna del Rosario (dopo la battaglia di Lepanto del 07/10/1571) con la sua statua lignea che sfila in processione (1a domenica di Ottobre).
Altra statua lignea è dedicata a S.Bovo(28 Maggio), e per volere del parroco Don Almo Dolermo una recente al santo patrono S.Pietro ed un bellissimo crocione di chiara fattezza ligure donato per il suo 25.o anno di sacerdozio.


Svettano sull’abitato, dai tipici croppi rossi, i campanili barocchi con 5 campane delle due confraternite dei disciplinanti, S.Michele e SS. Trinità nell’abitato con le tradizionali cappe rosse e quello dell’Annunziata vicino alla torre con le cappe bianche.
Entrambe posseggono organi a mantice e sfoggiano nelle processioni solenni i loro crocioni d’argento cesellati con maestria dagli orafi genovesi(1840).

A conclusione di un viale alberato sorge la chiesetta di S.Rocco meta di passeggiate serali e della processione con la statua lignea (16 Agosto).
Troviamo la medievale cappelletta della Madonnetta (Madonna delle Grazie) sotto le vecchie mura, altre costruzioni ecclesiastiche sorgono a Pratalborato, alla Giora (Mater magistra), al Barcanello ed un monastero dei frati Contemplativi ha trovato dimora nella villa Bricco donata dalla marchesa Gavotti.

Gli imponenti e visibili ruderi della torre del “Castel Vecchio”, sono i resti di una fortificazione già esistenti in epoca altomedievale, anzi, con ogni probabilità, l fortificazione ha preceduto, in questo caso il centro abitato.


Capriata è infatti il punto di arrivo, in vista dell’Orba e della pianura, di quella catena di torri che , partendo da Parodi, in linea quasi retta attraverso la torre del Gazzo(oggi S.ristoforo), Monte Colma, Albarola, proteggeva già in epoca carolingia
(e forse la sua fondazione va fatta risalire ai tempi bizantini) le valli dell’Orba e del Lemme dalle sgradite sorprese provenienti dal mare (invasioni saracene) e dal nord, all’epoca dell’avanzata longobarda.
Del castello rimane comunque poco, a parte alcuni informi tratti di muraglia, la torre (anticamente mastio), alta e quadrata, massiccia anche come spessore di muraglie che restringono di molto la canna, secondo una tipologia tutt’altro che frequente nella zona.
Oggi in precarie condizione di conservazione. rimane tuttavia un resto imponente, solo da poco di proprietà comunale.

Ma Capriata può vantare di altre vestigia del suo passato: sulla Circonvallazione e sulla Piazzetta alcuni tratti di vecchie mura di cinta; in via San Antonio e via San Giovanni case quattrocentesche; in via Tigliano 2 finestre in cotto del 1400; alcuni affreschi, bifore, epigrafi varie disseminate lungo le vecchie strade del paese.


Numerosi toponimi ricordano strutture scomparse o riadattate, fra queste la zona Castelnuovo; la zona Convento; l’ospedale San Gioachino del 1855;la Gabella dove genova teneva il sale per la Lombardia; la cascina Pedaggera e Pedaggio; per un confermato pedaggio; la cascina Ospedale storpiatura di Hospitale per pellegrini nella zona di Oltreorba (già esistente nel 1196); la grande villa fortezza Aureliana sorgente in mezzo al grande bosco del Gazzolo e guardante la Val Lemme (si ipotizza sorgente sopra un’ antica costruzione templare e si narra che avrebbe addirittura nascosto Giuseppe Mazzini durante i motti carbonari); la cascina San Bernardino dove avrebbe dormito il Santo nel 1417-1418, prendendone poi il nome; alcune formelle visibili sulla facciata di una casa in zona Pozzolo (sotto la torre) dove una volta sorgeva la casa dei pellegrini.

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