Oggi, nel tardo pomeriggio, presso la libreria Mondadori di Novi Ligure c’era la presenza di Bruno Morchio, autore del libro “Un piede in due scarpe”, intervistato da Marzia Persi
L’evento si è svolto nell’ambito dei momenti organizzati per la TORRE di CARTA (Fiera del libro e degli illustratori).
Di cosa parla il libro? Prendo a prestito una critica che fa più o meno così: “Un piede in due scarpe è un giallo in piena regola. L’indagine viene condotta per ragionamenti di causa/effetto, vengono fatti errori prontamente corretti e la soluzione rivelata in forma teatrale con l’investigatore che espone a un pubblico di astanti, tra cui il colpevole, le sue deduzioni.
Tuttavia, Morchio costruisce attorno alla trama gialla una riflessione di più ampio respiro sull’amore, l’amicizia e il loro costante intrecciarsi e confondersi. Parimenti, le microstorie dei pazienti del dottor Luzi fanno da contraltare alla trama principale raccogliendone frammenti e permettendo al lettore di guardare a un determinato aspetto delle relazioni d’amore/amicizia tra gli esseri umani da una prospettiva diversa da quella fornita dall’indagine.
È il caso della storia del caporeparto dell’Ansaldo, i cui problemi di relazione con i genitori riflettono la sottomissione della moglie della vittima nei confronti della madre; oppure, nella storia della Professoressa Olcese, che si innamora di un suo studente, si rispecchia la nostalgia, il ricordo e il desiderio di un tempo perduto, la gioventù, in cui sembrano imprigionati gli inseparabili.
Inoltre, da segnalare la ricchezza di citazioni e riferimenti letterari, sia nei nomi dei due principali investigatori (oltre al gaddiano Ingravallo, ricordiamo che il cognome di Paolo Luzi rimanda chiaramente al poeta Mario), sia nei richiami a Kafka, Borges, Landolfi, Leopardi e Dante, tra gli altri. Sono questi ingredienti che danno alla trama poliziesca un valore aggiunto e permettono alla narrazione di avere un orizzonte più ampio.”
Bruno Morchio senza Bacci Pagano, bello