Sabato scorso ho fatto una breve passeggiata in quel di Ovada. Sono partito da Piazza Castello, un pezzo importante dell’Ovada dei ricordi. Una zona recuperata dal punto di vista edilizio edilizio, la parte più antica della città, quella che risale a prima degli anni Mille, ed è ancora la porta di ingresso all’Ovada più antica e pregiata, dove regnavano le professioni ed i commerci di quel tempo, e dove ebbe anche origine, attraverso i “bottai” (le loro botti raggiungevano addirittura le Americhe), il famoso Mobile ovadese.
Splendida la scalinata di salita Roma, con le sue due mini torri (usufruibili per attività diverse) laterali che la sostengono. E da lì ho proseguito il mio giro.
Ovada, piccolo centro dell’Alto Monferrato, è l’ultima città del Piemonte prima della Liguria e la sua storia è legata a queste due importanti regioni italiane ed è la tipica storia di una città di confine, che più volte nella sua storia ha cambiato lo stato d’appartenenza. I primi cenni che si hanno su Ovada sono dell’epoca romana, si sa che alla confluenza dell’Orba e dello Stura (i due torrenti di Ovada) c’era una colonia romana. Insediamento citato da Decimo Bruto nelle lettere a Cicerone, ed anche da Strabone e Plinio. Ma forse i primi insediamenti ovadesi risalgono addirittura all’epoca preromana. Notizie meglio documentate sulla storia di Ovada si hanno dal medioevo in poi. Quando la nostra città faceva parte del nucleo originario del marchesato del Monferrato. La storia di Ovada è caratterizzata dalla guerra e dai cambi di proprietà. Infatti, non solo è una cittadina di confine tra due regioni, ma è anche all’imbocco della valle Stura, che conduce al passo del Turchino, uno dei due passi attraverso i quali era possibile raggiungere Genova dalla pianura padana. Le antiche strade che da Torino e Milano conducevano a Genova erano due, quella del Turchino e quella dei Giovi ed Ovada grazie alla sua posizione strategica controllava la strada del Turchino. Questa posizione strategica fece sì che la repubblica di Genova cercasse in ogni modo di impossessarsi di Ovada, come anche degli altri centri del basso Piemonte che controllavano l’accesso alla Liguria.
Così la storia medievale di Ovada è caratterizzata da passaggi di proprietà dal marchese del Monferrato a Genova, da Genova ad Alessandria, da Genova a Milano, e così via, e per gran parte della sua storia Ovada fu soggetta al dominio genovese. Con la progressiva unificazione del Piemonte da parte del ducato di Savoia, Ovada si trovò nuovamente contesa, questa volta tra Genova ed il ducato di Savoia, anche se i duchi di Savoia non riuscirono mai a venirne in possesso per lunghi periodi, si trattò per lo più di occupazioni sporadiche durante conflitti. L’unificazione di Ovada al Piemonte arrivò con la fine dell’epopea napoleonica, quando il Piemonte non si annesse soltanto Ovada ma l’intera repubblica genovese. Da allora Ovada non si è più staccata dal Piemonte e ha seguito il destino degli stati piemontesi, che alla fine avrebbe portato all’unificazione dell’Italia.
Ovada è un vero e proprio scrigno di piccoli tesori, non aspettatevi di scoprire tutto e subito, voi sapete che il viaggiatore dev’essere curioso e pronto a lasciarsi entusiasmare.
In città è possibile vedere (Piazza XX Settembre ), vero e proprio crocevia del traffico cittadino e cerniera tra i nuovi quartieri e il centro storico, bene ora prendete a destra e, così facendo, entrerete subito nel cuore della città. Sulla vostra sinistra si erge la Chiesa dell’Immacolata Concezione, costruita per un voto, dagli ovadesi il 21 settembre 1631 per far sì che la cittadina venisse liberata dalla terribile epidemia di peste.
La Chiesa è officiata da quasi 350 anni dai Francescani, da sempre presenti ad Ovada, adiacente a questa struttura c’è il loro convento e davanti alla stessa troviamo una piazza con una piccola fontana e con la Statua del Patrono d’Italia, il tutto in un contesto di semplicità e di sobrietà, valori da sempre perseguiti dall’Ordine.
Proseguendo sempre per la stessa strada troverete Via Cairoli, tutto il centro storico della nostra città ha un tipico aspetto genovese, è questa la nostra impronta, data da secoli di rapporti e dominazioni.
Questa strada, elegante e lastricata, è un vero e proprio punto di riferimento per gli ovadesi, è il salotto della città, è ricca di negozi e attività commerciali così come di palazzi storici di finestre, di appartamenti abitati; è ricca di storia ed è il nostro biglietto da visita. Camminando troverete alcuni edifici di pregio, il teatro Torrielli posto proprio all’inizio della via e poco più avanti Palazzo Maineri oggi sede delle principali istituzioni culturali della città ospita, infatti, la Biblioteca e l’Accademia Urbense, questo edificio ha avuto utilizzi eterogenei negli anni: sede del Palazzo Comunale, sede della Scuola di Avviamento professionale ed anche sede del Comando tedesco, durante gli anni bui della guerra.
Ora siete in Piazza Assunta, non potete esservi sbagliati, la via è dritta. Vi ritroverete davanti la (Chiesa Parrocchiale N.S. Assunta ) un edificio alto quasi 50 metri, che con i suoi due campanili, uno costruito nel 1807 e l’altro nel 1850 circa, rappresenta il simbolo più importante della città, all’interno troverete arredi marmorei e dipinti di assoluto pregio potrete comprendere appieno la nostra cultura e i nostri riferimenti spirituali.
Non vorrete mica fermarvi qui? Bene, allora una volta usciti dalla Parrocchia ecco (Piazza Garibaldi ), dedicata all’Eroe dei due mondi e a due nostri concittadini che, vestiti con la camicia rossa, lo accompagnarono nell’avventura.
Questa piazza una volta era la sede della vita sociale e politica della città, luogo dei comizi elettorali, che definirei ferventi, e della ginnastica ai tempi del sabato fascista, ma anche della cena della fratellanza con la quale nel 1848 i notabili ovadesi invitarono i popolani, mettendosi a loro servizio anche se per un solo giorno.
Proseguendo verso Via San Paolo, dopo pochi passi l’Oratorio dell’Annunziata, edificato nel ‘400 e restaurato a meta Settecento è un vero e proprio gioiello architettonico ed è ricco di significati religiosi ed artistici, nella Chiesa sono esposte due casse processionali di Anton Maria Maragliano, scultore genovese di assoluta rilevanza e prestigio.
Poco più avanti ecco la Casa Natale di San Paolo della Croce, Patrono della città e fondatore della Congregazione Passionista, dichiarata monumento nazionale nel 1918, ricca di cimeli e reliquie del Santo, è oggi sede di un Museo aperto al pubblico che vi consiglio di visitare.
Davanti alla casa si erge la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, detta di San Domenico, anch’essa ha una storia da raccontare, durante l’età napoleonica fu usata come caserma e come magazzino. L’edificio ebbe diversi restauri e fu colpito da alcune vicissitudini, come un incendio che, pochi anni fa, distrusse l’organo e annerì gli intonaci. All’interno dell’edificio si possono trovare opere artistiche di pregio, dipinti e sculture all’interno di un contesto sobrio e molto particolare per la presenza di tantissimi mattoni che ornano la Chiesa.
Ancora pochi passi ed ecco il Palazzo Maineri-Rossi, dalle cui finestre filtrano i suoni inconfondibili degli alunni della scuola di musica Rebora, che con costanza e impegno cercano di imparare l’arte di suonare uno strumento e continuare la tradizione musicale della città. Per chiudere il percorso che forma un quadrato, si prosegue per via Torino trovando Palazzo Delfino, oggi sede del Comune, fatto costruire da un privato come sede della sua banca e dell’abitazione privata. Si arriva nuovamente in Piazza XX Settembre, a ovest della Piazza è situato il monumento ai caduti, realizzato tramite collette tra le famiglie ovadesi. E’ giunto il tempo di un riposo e in Via Carducci, si può trovare il bellissimo Parco di Villa Gabrieli; qui tra le fronde degli alberi e il lago dei cigni ci si può riposare e rilassarsi. Sbagliato pensare di aver visto tutto, questa è solo una piccola proposta, ci sono ancora tante cose da scoprire e da ammirare come ad esempio la suggestiva Loggia di San Sebastiano, l’Oratorio di San Giovanni che ogni anno si anima con la tradizionale processione e il Museo Paleontologico Maini che custodisce i fossili e i minerali provenienti dal territorio locale.