Chissà se vi è mai capitato di passare da queste parti. Un luogo intenso, raccolto, lontano dal tempo.

La badia di Tiglieto è il primo insediamento dei monaci cistercensi in Italia, venne fondato nel 1120 dall’Abate Pietro proveniente dall’Abbazia di La Ferté.

Costruita secondo moduli architettonici importati dalla Francia, sorge sullo stesso luogo in cui sorgeva uno dei monasteri benedettini di San Colombano.

La parte che dà sul retro

Il monastero viene riconosciuto da papa Innocenzo II nel 1132.

I monaci, seguendo la Regola di San Benedetto, con la preghiera ed il lavoro modificano la piana e i territori circostanti con un’oculata gestione agricolo-forestale e con l’introduzione di attività produttive, acquisendo in breve vasti possedimenti.

Dopo aver costruito il cenobio bonificano la zona e sviluppano altre attività come la lavorazione dei metalli e la tessitura.

La decadenza del complesso religioso inizia verso la metà del Quattrocento, quando persone senza scrupoli mirano ad impossessarsi di quelle terre bonificate rese fertili e redditizie dal duro lavoro secolare e dalla costanza dei monaci.

L’altare

All’inizio del XVII secolo la badia è ormai quasi completamente abbandonata a se stessa. Nel 1648 il cardinale Lorenzo Raggi ottiene la badia in enfiteusi perpetua. Con l’avvento della famiglia Raggi nel corso del XVII e XVIII secolo l’abbazia viene sottoposta a profonde trasformazioni: il convento viene sopraelevato di un piano e trasformato in abitazione; l’orientamento della chiesa, intitolata a Santa Maria e Santa Croce, viene invertita; la copertura a capriate di legno viene sostituita da una volta a botte, mentre volte a crociera ricoprono le navate laterali.

Nella badia di Tiglieto ha soggiornato San Bernardo, e si è combattuta una importante battaglia nel 1747 tra austriaci e genovesi.
Il complesso, isolato in mezzo al bosco e circondato da platani e cedri secolari, è composto dalla chiesa e dal convento, è stato ceduto di recente in accomodato dalla Marchesa Raggi, permettendo un’importante opera di restauro ed il recupero dell’area alla fruizione pubblica e all’utilizzo da parte dei monaci.

Dal lato del chiostro si notano alcune finestre trifore con arco a tutto sesto, tipiche dell’arte genovese del secolo XII.Interamente recuperate e molto interessanti le sale Armarium e Capitolare il cui soffitto è sostenuto da grosse colonne cilindriche sormontate da capitelli ottagonali.

Gran parte degli arredi della Chiesa della Badia sono confluiti nella nuova parrocchiale intitolata a San Bernardo e alla Madonna Assunta (1934). La realizzazione della nuova chiesa si è resa necessaria per lo spostamento dell’abitato da Badia alla località Casavecchia.

Tra gli arredi trasferiti si trovano due antichi confessionali in legno, l’altare maggiore in marmi policromi e sormontato dalla statua dell’Assunta, di scuola genovese del Settecento, due acquasantiere a forma di conchiglia sorrette da una testa d’angelo, l’organo della scuola italiana dell’Ottocento, realizzato nella bottega dei fratelli Scolari nel 1876; la Croce trilobata, posta a lato dell’altare maggiore e riportante il giglio di Firenze, forse un dono dei Medici ai marchesi Raggi.

L’intera piana è stata sottoposta, a partire dall’insediamento dei monaci, a opere di bonifica e regimazione delle acque, in seguito continuate per volontà dei Marchesi Raggi.

In particolare a loro si deve la deviazione del corso dell’Orba, per evitare i continui allagamenti della piana, ed il riassetto produttivo dell’area con l’impianto di una ferriera, cassine, mulini, e con la ricostruzione del ponte romanico realizzato in serpentino che oggi, con le sue cinque arcate che attraversano l’alveo del fiume, rappresenta un elemento scenografico di grande effetto.

Il nucleo di Badia rimane comunque il centro vivo della valle, l’unico abitato aggregato che fino al XX secolo ospitava servizi pubblici e religiosi.

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