La rocca sulla quale è stato eretto, era munita di ponte levatoio e pusterla: sono ancora intatte le scanalature destinate a ricevere i bolzoni.
Anticamente il mastio era isolato dagli altri corpi di fabbrica. L’arco posteriore, che dà accesso al cortile, era protetto da una poderosa grata di ferro: la sede della cataratta è ben visibile sotto l’ogiva.

La botola al centro del voltone serviva ai difensori per salire, con scale retrattili, ai piani superiori, dopo aver alzato il ponte levatoio carraio e quello pedonale, e dopo aver calato la saracinesca; poteva avere anche la funzione di trabocchetto.
La torre, un po’ arretrata rispetto al filo degli spalti è ruotata leggermente in senso antiorario. Dietro ai merli correva il camminamento di ronda, provvisto di caditoie su beccatelli.

Un tempo solamente una passerella, pensile e retrattile, consentiva il passaggio dal mastio al corpo di fabbrica centrale. In seguito fu aggiunto un corridoio di disimpegno; l’occhio avverte subito la stonatura di questo rimaneggiamento che ha sacrificato la cortina merlata e la scala esterna che portava dal “cortile d’onore” al piano nobile.

L’ala signorile seicentesca dietro il palazzo fu aggiunta dal Sauli. L’interno del Castello è, oggi, residenza municipale. Nella sala consiliare si conservano cinque fucili ad avancarica della Guardia Nazionale (1848) e gli Affreschi di Franceschino Boxilio e scuola (Madonna con Bambino, Santa Lucia, San Biagio, San Francesco), del sec.XV, strappati dalla Chiesa di Nostra Signora delle Ghiare.

Della medesima provenienza sono la grandi tele con San Bovo e una curiosa scultura di legno policromo: è una Madonna con Bambino che racchiude in seno il Redentore assiso con la Croce; all’interno delle ante due angeli in adorazione del Cristo (sec. XV).
Il salone di rappresentanza custodisce una suggestiva Natività del ‘700 (donata alla Pro Loco dalla Mª Emma Dellachà); un ritratto del canonoco Bottazzi, opera di Tirso Capitini; un ritratto del Marchese Morando, uno di gentiluomo e uno di gentildonna; un grande medaglione con fotografia di G.B.Oddini.

Al piano inferiore è stata ricomposta una Tomba Romana a pozzetto per incinerazione (II sec. d.C.) corredata di una lucernetta fittile con marchio FORTIS; fu rinvenuta nel 1958 in località Zinzini, non lontano dalla Via “Aemilia Scauri”.

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