C’è da vedere…

Val Borbera, Strette di Pertuso

La Stele della Pinan Cichero, che è un Monumento al Partigiano, eretto a ricordo della battaglia di Pertuso, uno degli episodi più crudi della Resistenza svoltasi qui nell’agosto del 1944.

L’Ara delle Matrone, altare votivo in pietra arenaria, prova della presenza romana nella valle e uno dei più importanti ritrovamenti archeologici della zona, oggi conservato nelle stanze del Municipio di Roccaforte Ligure.

Il Museo della cultura popolare dell’Alta Val Borbera a Carrega Ligure.

Il Museo della Resistenza e della vita sociale nel Palazzo Spinola a Rocchetta Ligure, fondato nel 1990.

Il Museo di Storia Naturale a villa Gardella a Stazzano, fondato nel 1980.

La val Borbera, essendo stata terra di confine della Repubblica di Genova, ha visto sorgere sulle sue alture numerosi castelli, alcuni tuttora in buone condizioni:

Un dettaglio del Castello di Torre Ratti
Il Castello di Borgo Adorno
  • Castello di Vargo, a Vargo di Stazzano, del 1500 circa
  • Castello di Stazzano, a Stazzano, adibito a ospizio e quindi non visitabile
  • Castello Visconteo di Torre Ratti, a Torre Ratti di Borghetto di Borbera, citato la prima volta del 1413 da Filippo Maria Visconti, poi di proprietà dei Rati Opizzoni
  • Castello di Sorli, risalente al XII secolo di cui rimangono alcuni ruderi; fu dei Visconti e poi dei Lunati fino al 1753
  • Castello di Roccaforte Ligure, costruito intorno al 600, ricostruito dai Malaspina intorno all’XI secolo e poi di proprietà degli Spinola fino al 1797; rimangono dei ruderi
  • Castello di Cremonte a Cremonte di Cabella Ligure: fu fatto costruire nel X secolo dal vescovo di Tortona contro le scorribande saracene e ungare
  • Castello di Carrega Ligure, risalente forse al XII secolo; rimangono ruderi del torrione e resti della struttura originale
  • Castello di Borgo Adorno a Cantalupo Ligure

Una particolarità di questa valle sono i “paesi fantasma” (Rivarossa, Avi, Camere Nuove, Connio Chiapparo, Ferrazza, Reneuzzi, Piani di Celio), così chiamati perchè si spopolarono e vennero abbandonati negli anni cinquanta-sessanta del Novecento dagli abitanti che scelsero di andare a vivere nelle città.

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