Quando a Novi Ligure si parla di Basso Pieve, si può arrivare fino alle Bettole di Novi, una porzione di territorio che confina col passaggio dell’autostrada Milano-Genova e l’antica strada detta “di Napoleone”. E qui parla la storia. Mi son trovato più volte, passando a fianco di quell’edificio che oggi è detto “Il Fattore”, ristorante e pizzeria. Quest’oogi ci sono andato a vedere la chiesetta annessa. L’ho trovata chiusa, la è sempre, tranne rare eccezioni in cui il parroco della Pieve celebra una funzione. La proprietà è privata.
Un passo indietro e c’è tanta storia in quel posto da raccontare.
Se analizziamo il toponimo di “Bettole”, la principale località del Basso Pieve, notiamo che esso deriva dal tardo latino “bevetulae”, nome con cui si indicavano anticamente gli empori vinicoli. Nuclei abitati analoghi si incontrano lungo la Strada dell’Imperatore (antico tronco della Via Postumia) presso Pozzolo e Castellar Ponzano. Si trattava, in buona sostanza, di vecchie stazioni di posta cui erano annessi centri di ristoro. Non a caso l’edificio originale delle “Bettole” (di proprietà della famiglia Trucco) che dà il nome a tutto l’abitato “Bettole di Novi”, ospita il ristorante “Il Fattore”. Oggi l’unico esercizio che mantiene in vita la tradizione mangereccia del Basso Pieve.
Nei primi del ‘900 i coniugi Trucco, l’avv. prof. Angelo Francesco, appassionato studioso e autore di basilari testi sulla storia di Novi e del Novese, e la signora Eugenia Ferro acquistarono dai marchesi Gazzana di Genova una vasta proprietà, già appartenuta alla nobile famiglia Balbi, comprendente: “Bettole”, la Tana, la Cascina della Signora e quella dei Frati. Accanto al fabbricato principale sorgeva all’interno un’antica cappelletta del ‘700 dedicata a San Bartolomeo, mentre sulla facciata dell’edificio, lungo la strada per Cassano, è tuttora visibile lo stemma dei Balbi. Il secondogenito dei sette figli dei Trucco, don Francesco, ma per tutti don Nino , cappellano per molti anni all’ILVA e canonico dell’Insigne Collegiata di Novi, dal 1930 al 1959 officiò con regolarità tutte le funzioni religiose nella cappella di famiglia (subito ampliata in chiesetta) che dedicò alla Madonna del Rosario, alla quale era devoto.
In modo particolare in quel piccolo e suggestivo luogo di culto sono stati celebrati molti sposalizi. Personaggio dotato di grande generosità e di “istintivo calore umano”, riusciva a coinvolgere nei suoi incontri religiosi molti novesi. Certamente egli contribuì a rafforzare, tra quel gruppo di case, il senso di aggregazione del Basso Pieve. La vita pulsava tra l’edificio chiamato è palasciù, che ospitò per molto tempo le scuole elementari, e l’attiguo fabbricato prospiciente la proprietà Trucco, ove, ancora sino al 1981, esisteva un negozio di generi commestibili e tabacchi e un’osteria con annesso gioco di bocce. Non era infrequente che gli avventori vi facessero l’alba, trascorrendo il tempo in compagnia. Tornando verso Novi non va infine dimenticata l’osterietta campestre che si trovava appena sotto la discesa della Pieve, sulla sinistra.