Benvenuta primavera, cordiali saluti all’inverno. E in anticipo, come capita ormai da diversi anni. L’equinozio di primavera 2019 cade infatti il 20 marzo alle 22.58 (ora italiana), e non più il 21, data convenzionalmente riconosciuta, e ricordata, come passaggio di consegne con l’inverno. Ma come mai queste 24 ore di anticipo? Perché la primavera non inizia il 21 marzo?

Il motivo per cui l’equinozio di primavera 2019 cade il 20 marzo e non il 21 è, più o meno, lo stesso che ha spostato l’inizio dell’autunno 2018 dal 21 al 23 settembre. La ‘colpa’, per così dire, è del calendario gregoriano che non riesce a misurare ‘al millesimo’ la rotazione della Terra intorno al Sole. Il nostro pianeta ogni anno non impiega esattamente 365 giorni per ruotare intorno alla stella che lo illumina, ma ci mette in realtà 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi. Per farla breve, un anno e 6 ore. Ovviamente per motivi di praticità questo tempo è stato approssimato nel calendario gregoriano a 365 giorni. Ma quelle 6 ore non scompaiono comunque nel nulla. Vengono recuperate ogni 4 anni con l’aggiunta del 29 febbraio (6 ore all’anno x 4 anni = 24 ore, un giorno) nell’anno bisestile. Nonostante ciò, resta un margine di errore legato sempre al fatto che il calendario gregoriano si basa sull’anno tropico o solare e non coincide con quello siderale. Per recuperare anche questo disallineamento, non si considerano bisestili gli anni centenari, ossia quelli che finiscono per “00”, non divisibili per 400 (come ad esempio il 1700, il 1800 e il 1900). Dato che 2000 è divisibile per 400, per quell’anno si è mantenuta l’alternanza quadriennale. Ma non basta: un divario, seppur piccolo, resta. Sommandosi negli anni, fa sì che i fenomeni astronomici non cadano sempre nella stessa data.

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