Vi è mai capitato di entrare all’interno della chiesa dedicata a S. Antonio in Arquata Scrivia? Più facile passarci davanti più e più volte. Però se si ha la fortuna di trovarla aperta, si può ammirare la sua natica bellezza storica.
La prima notizia storica di questa chiesa risale al 1452: una lapide posta sulla parte sinistra della facciata dice che l’edificio fu fatto costruire da Bartolomeo Groffoglieti con le elemosine elargite da Oberto de Ansaldi e fu dedicato a Dio, a Maria Vergine ed al beato Antonio.
L’ubicazione dell’edificio, che un tempo si trovava completamente fuori dall’abitato, fa pensare tuttavia a un’antica funzione itineraria della chiesa, e pertanto ad una sua fondazione precedente. Se così fosse, quella del 1452 non sarebbe una nuova costruzione, ma il radicale rifacimento di una chiesa già esistente. Per avere una notizia storica successiva occorre attendere il 1593, data in cui risultava già presente la statua lignea di S. Antonio sopra l’altare.
Nel ‘600 si ebbero alcune visite pastorali vescovili che impartirono disposizioni per il buon mantenimento degli altari e di tutta la fabbrica della chiesa.
Nella visita del 1661 si specifica che l’oratorio ha tre altari: l’altar maggiore dedicato a S. Antonio abate, quello di S. Fermo alla sua sinistra e quello del Presepe alla sua destra.
L’edificio, come le altre antiche chiese del paese ora scomparse (quelle di S. Bartolomeo, di S. Rocco e di S. Gerolamo), era provvisto e mantenuto dalla “Magnifica Comunità di Arquata”, la quale deputava a quest’effetto due massari che venivano eletti annualmente.
Nel 1747 venne sepolto nell’atrio della chiesa di S. Antonio un soldato tedesco venticinquenne, di nome Andrea Smacal, appartenente all’esercito austriaco che si stava preparando per invadere nuovamente Genova; questa notizia ci fa comprendere che l’oratorio aveva un portico davanti alla porta d’ingresso. Con la venuta del parroco don Giuseppe Rolandino ad Arquata nell’ottobre del 1919 iniziarono drastici restauri della chiesa, che era chiusa da un ventennio per pericolo di crolli e, dal 1818 a tutto il 1920, era stata usata dalle truppe inglesi stanziate ad Arquata come spaccio di tabacchi e generi alimentari. I restauri, ricordati da una lapide murata nella parte destra della facciata, terminarono alla fine del 1925 e comportarono la sostituzione del tetto, la cui forma, prima a capanna semplice, divenne a capanna spezzata, l’edificazione del pavimento con piastrelle in cemento alla veneziana e il rifacimento della facciata in stile neo-romanico.
Il portale presenta una cornice; una trabeazione in pietra scolpita con bassorilievi in stile neo-classico con figure e girali di acanto; un protiro formato da due antiche colonne già prima esistenti che sorreggono un arco con tettuccio a capanna. Due lesene in pietra tripartiscono il prospetto della chiesa, sul quale si apre un rosone ricavato dal raddoppiamento di una finestra già esistente, che aveva un voltino ad arco a tutto sesto; sotto il tetto si trova un cornicione dentellato; in basso sono state ricavate due finestre sempre ad arco ai due lati della porta.
Il campanile venne restaurato nel 1956 con l’aggiunta di due campane provenienti dal vecchio concerto dell’oratorio della confraternita di S. Carlo alla campanella già esistente, che proveniva dal santuario di Montaldero. Una quarta campana, di nuova fusione, venne installata nel 1964.
Come novant’anni prima, nel 1991 la chiesa venne nuovamente chiusa per motivi di sicurezza e cinque anni dopo s’iniziò un completo restauro conservativo e di abbellimento. Vennero intrapresi importanti interventi sulle parti strutturali, si fecero il tetto, il nuovo pavimento in cotto, l’impianto elettrico, si consolidò il campanile e si sistemarono le campane. Scrostando le pareti interne sono stati messi in luce particolari delle strutture originarie, archi in laterizio e profili della vecchia imposta del tetto.
Nel 2004 sono state montate le artistiche vetrate ideate e realizzate da Padre Costantino Ruggeri e l’anno successivo la chiesa è stata restaurata anche esternamente, col risanamento del portale in pietra e degli intonaci della facciata e del campanile.
Ai due lati dell’altar maggiore si trovano i due altari laterali, ricostruiti nel 1927 e 1929 su progetto dell’ingegner Francesco Rivera. Quello del lato sinistro, anticamente dedicato ai Santi Fermo e Defendente, è menzionato nel ‘700 con il titolo della B. V. del Carmine. Rifatto nel 1929, custodisce l’antica statua lignea della Madonna del Carmine, restaurata nel 1877 e nel 2005. Sul lato destro è invece stato edificato nel 1927 l’altare dedicato a Santa Teresa del Bambino Gesù, al posto dell’altare un tempo intitolato al S. Presepe.
La chiesa di S. Antonio è stata spesso scelta nel secolo scorso dalle coppie di sposi per celebrarvi il loro matrimonio; quest’usanza è ripresa dopo la sua riapertura, avvenuta in forma solenne domenica 16 gennaio 2005.
La mia fonte si riferisce al sito internet del Comune, il quale riporta da:
La chiesa di s. Maria e S. Antonio Abate
a cura di Natale Spineto
Fresonara 2005.