I dolci dei morti sono tutti quei dolci che per tradizione vengono preparati per il giorno di Commemorazione dei defunti istituito dalla Chiesa Cattolica nel 610 dC e che si celebra in tutto il mondo cattolico il 2 novembre di ogni anno.
I dolci dei morti rappresentano simbolicamente l’offerta dei vivi ai morti che, secondo la tradizione cristiana e precristiana, ritornano sulla Terra nelle proprie case durante la notte tra il 1 e il 2 novembre. Per far sì che i parenti defunti trovino un ambiente accogliente e qualcosa da mangiare si lasciano le tavole apparecchiate e imbandite e le credenze aperte fino al mattino seguente, c’è chi lascia anche le candele accese e delle brocche d’acqua. Durante la giornata, invece, si esorcizza la paura della morte e dell’ignoto andando a far visita ai propri cari al cimitero, portando fiori per abbellire le loro tombe, e comprando o preparando alcuni dolci realizzati con pochi e semplici ingredienti (principalmente farina, uova e zucchero) in relazione alla sacralità e alla sobrietà del momento.
In Italia esistono numerose ricette per preparare i dolci dei morti, che variano da regione a regione ma mantengono tutte inalterato lo spirito di semplicità dell’evento che si va a celebrare. I dolci più comuni e diffusi nel territorio italiano sono le fave dei morti, le ossa dei morti e il pane dei morti, ma esistono anche altre preparazioni meno diffuse o comunque più prettamente legate alle usanze regionali.
Ingredienti tradizionalmente associati ai morti
Ogni regione, dunque, ha il suo proprio modo di celebrare la commemorazione dei defunti, anche se possiamo fare un discorso generale su quali fossero e sono tuttora gli ingredienti che per tradizione vengono associati ai morti. Innanzitutto le fave, fatte essiccare e conservate dalla primavera.
Già i Romani le collegavano alla dea Proserpina ed al suo sposo Ade, custodi dell’Aldilà, probabilmente per il fatto che la pianta delle fave ha radici molto lunghe che, si credeva, facessero da tramite tra il mondo in superficie e il mondo sotterraneo. Anche durante il Medioevo i monaci mangiavano solo fave secche la notte della Commemorazione dei defunti ed attualmente sono molte le ricette ancora cucinate in Italia per il giorno dei morti, come ad esempio lo stoccafisso con le fave in Liguria o il coniglio con le fave in Sicilia.
Le stesse fave dei morti erano originariamente preparate con le fave secche triturate, sostituite poi dalle mandorle a causa del favismo, una malattia genetica che, nel caso si ingerissero le fave, può portare a crisi emolitiche e all’anemizzazione in forma acuta.
Anche altri legumi, come i ceci e i fagioli, erano collegati ai defunti, sempre per le loro radici molto lunghe e ben infossate nel terreno, nell’Antica Grecia erano considerati sacri ad Ermes e a Dioniso, due divinità che avevano il potere di far visita all’aldilà e di farvi ritorno. In alcune zone tutt’oggi si preparano delle zuppe con questi tre legumi da mangiare il giorno dei morti.
Un altro ingrediente tradizionalmente collegato ai defunti è il melograno, frutto sacro alla dea Proserpina, che, come già accennato prima, era la sovrana del regno dei morti, ma aveva il permesso di passare sei mesi all’anno in superficie, tra gli dei. Il melograno viene solitamente mischiato ai chicchi di grano in alcuni dolci come la colva, perché anche il grano ha un forte valore simbolico, è considerato il simbolo del cerchio della vita per eccellenza, dato che per raccogliere il chicco bisogna recidere la spiga e solo quando la spiga è morta ne rinasce una nuova.
Più in generale tutta la frutta secca, in primis le mandorle, e la frutta candita sono ingredienti imprescindibili nelle preparazioni dei dolci dei morti.