Da Sardigliano proseguendo per Cuquello, poi Malvino ed ancora oltre, si passa per la cosiddetta Val Magra.
Proprio arrivando a Malvino s’incontra l’Oratorio di Sant’Antonio. Sul sito del Comune di Sardigliano ho trovato un’antica immagine. Io ne ho scattate altre. La sensazione è che questo bel oratorio sia in abbandono. Vorrei sbagliarmi.
Sede della confraternita del Santissimo Sacramento, esso esisteva sicuramente nel 1598 12 e aveva una sola campanella sulla facciata.
Sulla data della fondazione è possibile solo azzardare ipotesi, non avvalorate da documentazioni attendibili, che probabilmente rimandano alle istituzioni monastiche del “Magnum Cenobium Bavantoris”.
Infatti, eretta sui terreni di loro pertinenza, in un periodo forse antecedente al primo millennio, possiede caratteristiche tecniche dell’architettura monastica, anche se appaiono evidenti le numerose modifiche apportate nei secoli successivi.
L’edificio è composto di un’aula unica con volta a botte e lunette mentre il catino, ornato da cornice che rigira su tutte le pareti interne, è interrotto soltanto dalla nicchia absidale.
Antistante la facciata principale vi è un porticato ad arco a tutto sesto che si ipotizza di tipologia cistercense o benedettina.
Nella località, dopo la metà del XVII secolo, erano presenti la cascina sant’Antonio, gestita dalla famiglia Bondone, originaria di Costa Vescovato, ed un mulino del quale ora non resta altra traccia, se non una chiusa di fronte all’oratorio.
I prospetti laterali esterni sono marcati da lesene che contrastano con l’alto campanile intonacato, di recente restauro, con le sue numerose modanature e forme del tardo settecento. Nel 1700, infatti, l’edificio originario fu ampliato, dotato di abside poligonale, sagrestia e campanile, nonché delle decorazioni interne a stucco.
L’oratorio era sede di numerose attività religiose, culminanti nella festa di sant’Antonio Abate il 17 gennaio.
Il 16 luglio, giorno dedicato alla Madonna del Carmine, si svolgeva una processione che partiva dalla chiesa parrocchiale, con la statua della Madonna portata dalle donne.
Analogamente, la sera del Venerdì santo, con analogo percorso, i confratelli incappucciati sorreggevano il crocifisso coperto e illuminato da lampioni di ottone.
Poiché le campane erano legate gli uomini annunziavano le funzioni con la “batturella” (asse con un ferro per ogni lato che, fatto ruotare, faceva rumore), mentre i ragazzi suonavano la “raganella”.
La confraternita del Santo Rosario, che gestì l’oratorio per moltissimi anni, fu fondata nel 1717 da fra’ Alfonso Serafino Lippi, per mandato del procuratore generale dell’ordine domenicano ed aveva nell’Arciconfraternita della chiesa domenicana di Santa Maria sopra Minerva in Roma la propria “casa madre”.
Dalle sue aggregazioni essa mutuò anche i propri contitolari e compatroni, che sono la Santissima Trinità e la Madonna del Carmine.
Da queste devozioni derivano i Terzi Ordini degli Scapolari (“Abitini”) Carmelitano e Trinitario, che fanno tuttora capo all’attuale confraternita.
Queste forme religiose di associazione ebbero terreno fertile nella comunità di Malvino, come risulta dalle numerose fondazioni delle così dette “Compagnie”: quella del Santissimo Sacramento, provvedeva ad alimentare la lampada davanti al tabernacolo e curava il decoro dell’altare maggiore della chiesa parrocchiale; quella del Santo Rosario aveva scopi devozionali mariani (era nota per aver fatto edificare l’altare del Rosario nella chiesa parrocchiale stessa).
Tali due sodalizi si riunirono dopo il 1720, mentre, nel 1793, a Malvino, era presente anche la Confraternita del Suffragio.
Dopo molti anni di abbandono ed incuria, l’Oratorio si presenta, oggi, in buono stato di conservazione, soprattutto dopo le ultime opere di restauro effettuate a causa del recente terremoto, durante le quali si è provveduto al consolidamento delle strutture esterne e alla ristrutturazione della torre campanaria, che è stata completamente intonacata.
Le informazioni di testo sono tratte dal sito http://www.comune.sardigliano.al.it/