Il paese di Sarezzano, tra i colli tortonesi e la Val Grue, è dominato dall’altura, detta Il Castello, su cui sorge la chiesa romanica dove nel 1585 venne rinvenuto, assieme ai resti dei Santi protettori Ruffino e Venanzio, il Codice Purpureo Sarezzanese: un evangelario risalente al V – VI Secolo.

Si parla di ricerche archeologiche, condotte all’interno della chiesa antica di Sarezzano, ricerche che hanno permesso il ritrovamento delle fasi costruttive di età altomedievale e romanica. Il complesso appare nato con una precisa volontà di valorizzare la tomba dell’abate Ruffino, santo eremita vissuto in queste colline tortonesi.

Il riconoscimento della fase altomedievale (VIII secolo) della chiesa offre alcuni spunti interpretativi sulla storia e sull’esistenza del santo Rufino e sulla presenza a Sarezzano del pregiatissimo Codex Sarzanensis, monumento della prima cristianizzazione, oggi conservato presso il Museo Diocesano di Tortona.

Il quadro dei dati archeologici si completa con un’analisi dei marmi appartenenti all’arredo liturgico della chiesa altomedievale. Presso il Museo Diocesano si trova anche una lastra plumbea proveniente proprio dalla antica chiesa di Sarezzano, che molto probabilmente era il coperchio dell’urna contenente le reliquie dei Ss. Ruffino e Venanzio. Alcuni anni or sono, grazie al generoso contributo del FAI – Delegazione di Tortona, la lastra è stata sottoposta a un intervento di restauro presso il Laboratorio Docilia, dove sono state rimosse le incrostazioni e sigillate le fessurazioni.

La chiesa

Nella parte interna del coperchio si legge un’interessante iscrizione, che documenta come i corpi dei due Santi patroni di Sarezzano fossero stati spostati sotto l’altare maggiore della chiesa, alla presenza del Vescovo di Tortona, Cesare Gambara, il 14 luglio 1585. Fu proprio in quella circostanza che venne ritrovato il prezioso Codice Purpureo, racchiuso in una scatola di legno: oggi sia la “capsella” lignea, sia i fogli in pergamena sono conservati nel Museo Diocesano ed esposti in un’apposita teca.

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