Tralascio di scrivere circa argomenti di estrema attualità che riguardano Arcelor Mittal e le questioni sindacali, ma provo a volgere un po’ lo sguardo all’indietro raccogliendo i cocci della storia.

Dopo il glorioso periodo delle filande, Novi Ligure sarebbe tornata ad essere un laborioso borgo di campagna, se uomini dotati di coraggiosa iniziativa non avessero dato l’avvio ad una nuova industrializzazione, che non fu soltanto meccanica o metallurgica, ma anche in campi ben diversi, dalle lampade elettriche al dolciario, da quello del legno a quello dei cartoni. Una lunga ed operosa storia di uomini ed industrie che hanno onorato Novi, dalla quale, per ovvi motivi, sono in queste note esclusi alcuni nomi di aziende, come nel campo dei laterizi, della fabbricazione di valige e delle biciclette, che però nulla possono togliere alla completezza del quadro. 

A Novi si è prodotto e lavorato il migliore acciaio: lamiere, lamierini, tondini, profilati vari, travi, ecc. Tutti questi manufatti ed altri ancora si fabbricano a Novi a partire dal 1912, con il processo di laminazione a caldo, per cui l’acciaio veniva lavorato e gli si dava forma, dopo averlo riscaldato alla temperatura di circa 1100 gradi.

Le origini di questo sito produttivo risalgono al maggio 1912 con la costituzione della società anonima Ferriera di Novi Ligure dotata di un forno per il riscaldo del ferro a pacchetto, di un laminatoio per profilati medi e piccoli e, successivamente, di due forni Martin-Siemens.
A seguito dell’acuirsi delle difficoltà finanziarie la Acciaierie e Ferriere di Novi Ligure viene liquidata e il complesso passa, nel 1931, all’Ilva Alti Forni e Acciaierie d’Italia.
Nel 1934 tutti gli impianti vengono concentrati nella località di Campoleone dove le vicende belliche porteranno alla semidistruzione dell’acciaieria.
Nel 1951 lo stabilimento supera ogni livello produttivo precedente con 118mila tonnellate d’acciaio e 138mila tonnellate di laminati.
Nel 1960 viene avviata la costruzione del nuovo centro di laminazione a freddo che nel 1962, insieme al vecchio stabilimento, diventa una sezione del complesso Oscar Sinigaglia di Genova-Cornigliano.
Nel 1967, portato a termine il potenziamento della ricottura e dei servizi, il complesso di laminazione a freddo raggiunge la produzione annua di un milione di tonnellate occupando un’area di oltre un milione di metri quadrati.
Nel 1981 lo stabilimento, che dal 1978 opera come unità autonoma, viene conferito dall’Italsider in liquidazione alla Nuova Italsider.

Ilva (ex Italsider) è un’azienda siderurgica attiva nella produzione e trasformazione dell’acciaio. Il gruppo è uno degli attori più importanti del settore, (4° produttore europeo) con 5,8 milioni di tonnellate di acciaio prodotte nel 2016, circa 14.000 addetti e 15 unità produttive.

A Taranto si trova lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa e tra i più grandi nel mondo, gli altri sono a Genova e Novi Ligure.

Con il Decreto Ministeriale 21 gennaio 2015 il gruppo, che apparteneva alla famiglia Riva, è stato messo in amministrazione straordinaria.

Nel 2016 si è aperta la procedura per il trasferimento degli asset aziendali attraverso un bando internazionale. Il 5 giugno 2017 la cordata Am Investco Italy, joint venture formata dal gruppo Marcegaglia (possiede una quota del 15%) e da ArcelorMittal (detiene il restante 85%) si è aggiudicato la gara. La proposta del consorzio AcciaItalia (partecipato da Jindal south west al 35%, dal gruppo Arvedi al 10%, da Cdp e da Delfin con il 27,5% ciascuno), nonostante un rilancio dell’ultima ora, è stata scartata.

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