Siamo al giorno precedente, domani che sarà il 12 luglio, ricorre il cinquecentesimo anniversario in quel di Carezzano e laddove avvenne quel che si narra nella storia e sui libri. E allora, per gentile concessione dell’autrice – ringrazio Maria Angela Damilano – pubblico quanto da lei scritto per l’occasione.
CINQUECENTO ANNI
Sfortunate. Sfortunate pare fin poco. Disgraziate. Povere, povere, povere. Dimenticate.
Dopo quasi cinque secoli citate con qualche accenno in un testo storico di quelli che leggono in pochi, quasi nessuno.
Poi le ho riscoperte io. Non è una vanteria. È così. Le ho scoperte e con un po’ di immaginazione le ho fatte rivivere attraverso le mie parole.
È scattata una forte immedesimazione che non passerà mai, in me, un’empatia profonda, mista al bisogno di dare un riscatto a queste povere creature, torturate e poi uccise sul rogo.
Questa operazione letteraria, devo dirlo, mi è riuscita veramente bene perché la vicenda delle “mie”, delle “nostre” streghe, è piaciuta, è piaciuta tanto e continua a piacere perché smuove qualcosa dentro chi legge, forse tocca corde profonde, sentimenti antichi, ma sempre nuovi e attuali, e ognuno ci trova di sé, paradossalmente, pur nella diversità della situazione contemporanea.
Sento forte dentro di me il dovere di ricordarle, di tenerle presenti nei pensieri miei e altrui perché si faccia ammenda, si chieda scusa, per il male fatto a delle innocenti.
Forse tra le persone che leggono ora ce ne sono alcune che non capiscono di cosa io stia parlando, ritengo siano poche, ma per chiarire voglio sintetizzare che mi sto riferendo al rogo di tre donne, Bianca, Maria, Battistina, accusate di essere streghe. L’esecuzione avvenne il 12 luglio 1520 sul Colle di Castiglione, oggi detto “Bric delle streghe”, a Carezzano sul far della sera.
Si sa molto dell’accaduto perché resta un documento importante, la sentenza del processo, una sentenza molto particolareggiata, così particolareggiata da far immaginare quasi con precisione come, dove, con quali metodiche si svolsero i fatti.
Chi ha letto il mio libro “12 luglio 1520, una cupa storia di streghe” conosce bene la vicenda e anche la psicologia che ho cucito addosso ai personaggi.
Con gli amici della Pro Loco di Carezzano già lo scorso anno avevamo dedicato la serata del 12 luglio a un ricordo, a un momento corale nella piazzetta in cui venne letta la sentenza.
È stata una serata molto bella e sentita, alla luce delle fiaccole sul cinquecentesco Palazzo del Vicario, con tanti amici in abiti d’epoca.
Quest’anno avevamo in programma la NOTTE NERA, una grande manifestazione, a cinquecento anni dal rogo, ma, ve l’ho detto all’inizio, sono donne sfortunate, disgraziate, povere, povere, povere.
Ci si è messo di mezzo il virus e tutto è saltato. Un virus simile, ai loro tempi, sarebbe stato scaricato sulle loro spalle, sarebbero state accusate di averlo propagato, perché le cose cambiano, ma la meschinità di chi cerca un capro espiatorio resta sempre uguale, non si evolve, non passa mai.
Ecco perché ho voluto scrivere, lasciare qualcosa per questo anniversario che non passi sottotono, così con un lieve accenno e poi, poi se ne parlerà il prossimo anno.
Bianca Capretti.
Maria Pugassi.
Battistina Verzella.
Ecco, anche solo ripetere ad alta voce i loro nomi è un gesto carico di significato, un gesto che vi raccomando e che io farò, andando ad ascoltare le loro risposte negli aliti del vento che muovono le foglie di Castiglione.