A Pozzolo Formigaro domina maestoso su Piazza Italia, antico retaggio di un nobile passato, unico edificio degno di questo nome. Di inconfondibile bellezza, in pieno centro, in Piazza Italia, oppure se alzate gli occhi proprio di fonte a questo palazzo, leggerete Piazza Matteotti. Fino a poco più di un anno fa vi era la farmacia presso Palazzo Morando.
Quello che oggi è noto come Palazzo Morando fu nel 1700 la residenza della famiglia Leardi, ma le sue origini, probabilmente più antiche, sono di difficile documentazione.
Qui abitò quel notaio Pietro Paolo Leardi che ricoprì la carica di segretario dell’Ufficio Giudiziario nel periodo della dominazione francese. Maria Teresa Colombo, nipote del Leardi, sposò il 17/02/1846 il marchese Vittorio Morando (1820-1844) portando, probabilmente, in dote il palazzo e la cascina Paniola. Alcuni anni dopo il matrimonio, gli sposi si trasferirono dal castello, fino allora dimora del casato, nella nuova abitazione.
L’edificio, divenuto la residenza del ramo cadetto dei Morando, ne assunse anche il nome.
Nel merito, volendo dare ai lettori maggiori informazioni, devo riferire che Pier Giorgio Caramagna sulla rivista della Pro Loco “La Bastita” riporta un inedito manoscritto di Casa Morando da cui si evince che il Rettore di San Martino, Don Nicolò Montemanni “…fece costruire la cappella dell’Immacolata, occupando in parte il sedime di Casa Morando, cui si offerse in compenso la tribuna che guarda nella stessa edicola e confina a mezzogiorno con la strada di Novi, di là della quale è la casa del Sig. Morando Francesco fu G.B., anticamente degli eredi del fu Sebastiano Ricci…”.
Ora, poiché la costruzione della suddetta cappella risale al 1841, si potrebbe ipotizzare che l’edificio fosse stato acquistato dai Signori di Pozzolo dagli eredi di Sebastiano Ricci e non portato in dote da Teresa Colombo.
Il palazzo, però, non compare nelle disposizioni testamentarie di Francesco Morando, e allora … sono solo ipotesi.
Questo, nella seconda metà dell’Ottocento, fu probabilmente trasformato in palazzo signorile; il Ghezzi in “Pozzolo ‘800”, nel capitolo dedicato ai muratori pozzolesi, cita in modo generico “il lavoro” che questi ultimi dovettero fare nel “…palazzo del Signor Vittorio, cadetto dei Morando del castello, un bel quadrato con gran torrazzo…”.
Leonilde (1854-1924), figlia del marchese Vittorio, andata sposa al Cav. Giuseppe Bottazzi (1851-1906) pur risiedendo a Genova, tornò spesso e per lunghi periodi, alla casa paterna. Fondatrice e presidente della Società Operaia Femminile, ospitò nell’edificio per molti anni la sede sociale delle Società Operaie di Mutuo Soccorso ed in occasioni particolari ne concesse il salone per feste danzanti.
Le decorazioni della facciata risalgono ai primi anni del ‘900; ciò è testimoniato da una cartolina (1990/1) che ritrae la nuova piazza, intitolata a Vittorio Emanuele III, con il palazzo non ancora affrescato.
Il gusto di arricchire le facciate dei palazzi con “trompe l’oeil” e finte architetture, deriva da Genova e si diffuse, in tutti i territori soggetti all’ascendenza ligure. Le facciate dipinte aumentavano il prestigio delle nobili residenze, che avevano funzione di rappresentanza.
Novi, tra il Seicento ed il Settecento, seguì l’esempio genovese, innescando un processo di rinnovamento edilizio senza precedenti.
Ai primi del ‘900 anche Pozzolo, pur non soggetta alla dominazione ligure, non fu immune da questa influenza.
Per lungo tempo, Palazzo Morando rimase quasi abbandonato a se stesso, sbiadite le antiche decorazioni appariva come la triste testimonianza di un passato grandioso.
Si deve all’attuale proprietario, il sig. Tiziano Corte, il restauro dell’antica dimora. Il decoratore genovese Remo Bernardi, dopo averne campionato i colori, ha ricalcato i disegni originali e su una base di arenino, ha riprodotto esattamente, con la tecnica dello spolvero, le antiche forme.
Le basi per i colori sono state preparate appositamente dalla ditta Attiva di Pozzolo Formigaro, ed il pittore le ha poi opportunamente miscelate per ottenere le tonalità originarie. Nella fase di coloritura ha utilizzato, probabilmente, della polvere di quarzo micronizzata colorata con ossidi. I colori dominanti sono il giallo ocra ed un rosso aranciato tendente al mattone.
Nel piano terreno gli elementi architettonici dipinti con effetti prospettici rappresentano lesene realizzate a bugnato, mentre ogni finestra è sottolineata da forme geometriche, stemmi e decorazioni vegetali che spezzano la superficie muraria. Una fascia marcapiano a motivi curvilinei percorre orizzontalmente tutto l’edificio. Il piano nobile è ritmato da colonne in marmo rossastro con capitelli corinzi a foglie d’acanto in verde russo; ogni finestra è incorniciata da paraste, sormontata da un frontone rettilineo con altri motivi vegetali; nella parte inferiore è dipinto un balcone a balaustrini. Le ombre sottolineano ogni elemento architettonico e creano effetti di corposità e di rilievo.
Attualmente Palazzo Morando si presenta formato da tre corpi rettangolari (il lato a nord-est è stato incamerato nella navata sinistra di San Martino) che si saldano ad angolo retto con un piccolo cortile al centro.
Nella facciata principale pur essendo l’elegante e severo portale a bugnato liscio, con lo stemma dei Morando situato al centro, il diverso numero delle finestre rispetto all’ingresso, crea un effetto asimmetrico, limitato in parte dai due terrazzi che incorniciano timidamente i lati estremi del prospetto.
Subito il pensiero corre a costruzioni simili; affiora immediatamente il ricordo dei grandi palazzi rinascimentali dove tutto è composto in geometrie rassicuranti e precise, dove i pieni ed i vuoti si bilanciano continuamente in un equilibrio perfetto. Proprio in questa mancanza di logicità geometrica sta il fascino e la storia di questo palazzo; sembra promettere continuamente qualcosa che non c’è.
Con occhio curioso passi in rassegna le finestre allineate, le lesene e le colonne dipinte, percorri l’intera facciata alla ricerca di un punto che concluda.
Solo quando l’occhio si sposta verso l’alto, scopri, con grande meraviglia, un torrione rettangolare con quattro grandi finestre per ogni lato, che sembra voler in qualche modo pareggiare l’irregolarità della costruzione. Irrompe sul lato occidentale quasi a voler affermare perentoriamente il predominio aristocratico dei Morando, inequivocabile segno del loro potere.
Il prospetto a sud-est riprende le decorazioni della facciata principale. I pieni e i vuoti si distendono con ritmo più calmo e maggior respiro, l’insieme appare più equilibrato, ma l’impatto visivo è decisamente meno incisivo ed originale.
La parte a nord-ovest più modesta, non si limita ad affacciarsi timidamente verso il castello, si esibisce in un fraseggio di finestre, di porte e di torrioni. Il torrione con fare provocatorio, si erge poderoso sulle case che si allineano in buon ordine per celebrare la gloria del Palazzo.
Sul lato estremo addossata alla chiesa, non visibile dal vicolo di San Martino, ancora una torre, ma questa volta più piccola e gentile, quasi a segnare il confine tra il potere temporale e quello spirituale. Forse un antico campanile?…improbabile se si tiene conto della descrizione del Rettore Angelo Maria Ricci (1727-1754) che indica chiaramente la posizione dell’antica torre campanaria alla destra del coro, quindi dove è attualmente il Battistero di San Martino.
Fonte di informazioni http://www.pozzoloformigaro.gov.it/