Il suo nome deriva da un campo fortificato che le legioni romane avrebbero posto nel 3° secolo a.C., diventato poi ‘Campo Freddo’, derivato da ‘frei’ (libero) perché autonomo rispetto ai domini dell Superba e tramutatosi nel nome attuale sotto il Regno dei Savoia nel 1884.
Edifici laici e religiosi di pregio storico ed architettonico caratterizzano il centro storico di Campo Ligure e i suoi “caruggi” e ne testimoniano la storia: il Castello ed il suo parco; l’ex convento e la Chiesa dei Santi Michele e Cristino; gli Oratorio dei Santi Sebastiano e Rocco (sede del famoso Presepe meccanizzato), l’Oratorio di Nostra Signora Assunta, in cui è conservato il prezioso gruppo ligneo di statue del XVII secolo che ritraggono il martirio di Santo Stefano; la Chiesa della Natività di Maria Vergine, che conserva la pala d’altare del Martirio di Santa Lucia, attribuita al pittore Bernardo Strozzi, probabilmente di origini campesi; il Palazzo Spinola edificato dai Marchesi nel XIV secolo; il ponte sullo Stura risalente al IX secolo e ricostruito a seguito delle alluvioni settecentesche; l’antica chiesa di San Michele Arcangelo citata in un documento del 1241.
Durante una breve visita guidata ho visto il ponte medievale di San Michele (detto anche “Ponte di Adalasia” o “di Adelaide”, in ricordo della sposa del marchese Aleramo del Monferrato) che scavalca il torrente Stura, risalirebbe al IX secolo ed è articolato in tre campate. Le frequenti alluvioni provocarono crolli e distruzioni, con successivi rifacimenti. In particolare l’inondazione del 1702 provocò il crollo dell’intero manufatto (si salvò solo la prima arcata). L’ultima, decisiva e stabile ricostruzione del ponte risale al 1841, con una struttura che presenta uno stile molto simile a quello originale.
Attraverso il lungo e rettilineo carrugiu driciu (via Saracco) si arriva alla piazza principale del Paese, sulla quale si affaccia la Chiesa della Natività di Maria Vergine. È la Chiesa più antica nel nucleo storico del Paese, risalendo nelle sue forme originarie al Quattrocento (anche se il documento più antico ad essa riferito è del 1577).
Non si trattava, inizialmente, di un edificio di particolar pregio; occorreva però, in epoche in cui imperversavano le guerre e le strade diventavano insicure, “portare” le parrocchie dentro le mura cittadine, meglio se all’ombra protettiva del castello. L’antica parrocchiale di San Michele perse così il suo ruolo originario. Questi accorgimenti “strategici” furono insufficienti a riparare la nuova parrocchia dall’attacco dei Genovesi, che nel 1600 ne incendiarono il tetto.
La nuova, “definitiva” parrocchiale nacque fra il 1758 e il 1762. Solo due capitelli rinascimentali furono risparmiati dalla demolizione e sono a tutt’oggi conservati nella chiesa di San Michele. Ben riconoscibile lo stile tardo-barocco della nuova costruzione.
L’opera più importante conservata all’interno è la pala d’altare del Martirio di Santa Lucia, attribuita a Bernardo Strozzi, di probabili origini campesi.
Sulla piazza dedicata ai Martiri della Benedica (siamo, grosso modo, fra la piazza principale del Paese e il castello) si affaccia l’Oratorio di Nostra Signora Assunta, menzionato la prima volta in un documento del 1585.
L’incendio appiccato al borgo dalle truppe genovesi e corse il 22 giugno 1600 danneggiò seriamente l’edificio, con la distruzione della “volta lignea intagliata e parte del ricco archivio in cui erano conservate preziose scritture e pergamene”, come ricorda l’abate Luciano Rossi nel suo “L’incendio di Campo”. L’impianto seicentesco fu completamente ricostruito verso la metà del Settecento. Si provvide in particolare all’allestimento dell’altare maggiore e degli altari di San Gaetano e del Santissimo Crocifisso. Il primo conserva un gruppo ligneo policromo, che rappresenta San Gaetano che riceve il Bimbo della Vergine e la secentesca statua lignea dell’Assunta di Ursino de Mari; il secondo un Crocifisso di scuola napoletana.
Il castello è situato in posizione panoramica, dalla sua torre si gode la vista del paese e delle valli di Stura, Ponzema e Langassino. La parte esterna ha una forma esagonale, risale probabilmente al medioevo tra il XII e il XIII secolo, mentre la torre si pensa sia stata ricostruita dopo il Medioevo sui resti di una torre più antica. Nel 1310 furono costruite nuove mura di cinta insieme a tre torri cilindriche che nel XV secolo furono dotate di una base a scarpa e di aperture per il fuoco. Furono anche costruiti diversi passaggi sotterranei e in modi da collegare il castello al borgo di Campo. Dei tre principali corpi di fabbrica soltanto quella più ad est è ben conservata, quella a sud è stata trasformata in seguito in abitazione privata, mentre la parte a nord è stata distrutta.
La torre, alta più di ventidue metri, è la parte più antica e presenta un diametro di quasi sei metri. La muratura è in ciottoli fluviali, pietre e mattoni disposti secondo una linea elicoidale. Grossi conci squadrati e bugnati si ritrovano, invece, negli spigoli esterni della cinta muraria esagonale, che racchiude la torre. Il recinto esterno è a forma pentagonale con torri su tre vertici di sei metri di diametro
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