Il 2 agosto 1657 nella sua villa di Albaro, fuori le mura di Genova, moriva molto probamente di peste il giovane Agostino Airoli, marchese di Rivalta Scrivia. Nato a Genova il 18 febbario 1622, era figlio di Giovanni Tommaso, uno degli uomini più facoltosi della Repubblica genovese, esponente di spicco della corrente filo-spagnola che dominava la città ligure.

La madre era la genovese Anna Maria Merello fu Giovanni Battista. Dal matrimonio nacquero cinque maschi e due femmine. Ad Agostino, primogenito, erano seguiti i fratelli Giacomo Maria (1626), Giovanni Battista (1627), Giovanni Francesco (1629) e Lorenzo Maria (1631), e due femmine Maria Barbara e Battina. Di queste Maria Barbara l’11 gennaio 1640 sposò il patrizio Francesco Maria Balbi, futuro marchese di Piovera, mentre Battina l’11 gennaio 1655 sposò il patrizio Federico de Franchi di Giacomo.

Nel testamento del 28 gennaio 1644 Giovanni Tommaso istituì un fedecommesso in favore del figlio primogenito Agostino lasciandolo erede di gran parte del suo patrimonio e della residenza cittadina “posta nella piazza de Spinoli appresso strada Nuova de Palazzi” che, secondo quanto disposto dal padre defunto fu ampliato con l’accorpamento della casa attigua, affidando i lavori all’architetto lombardo Bartolomeo Bianco.

Ascritto al patriziato genovese nel 1643, Agostino sposò l’11 marzo 1646 Teresa Giustiniani figlia del doge regnante Luca Giustiniani ed ebbe tre figli: Giovanni Tommaso nato nel 1649, Giovanni Luca e Giovanni Battista nato nel 1654. Per accrescere il suo prestigio nel 1654 acquisì presso le autorità spagnole, il titolo di marchese di Rivalta Scrivia, località che era stata acquistata l’anno precedente.

A Rivalta Agostino iniziò la costruzione di una residenza nobiliare utilizzando anche parte del monastero medievale (l’ala dei conversi), che forse in quell’occasione venne ceduto dai monaci. Inoltre, dato che la chiesa abbaziale era addossata a detta residenza, l’Airoli propose ai monaci e al Vescovo di Tortona di potersi scostare dalla chiesa “che soffoca una parte del Palazzo”, demolendone alcune campate e “farci piazza, con rimodernare la restante”, per adibirla ad oratorio parrocchiale.

Così, come risulta da una pianta di Rivalta del 1687 la facciata fu così abbattuta e la chiesa fu ridotta da quattro a tre campate. Il palazzo rivaltese era ancora in costruzione quando a Genova nel luglio 1656 comparve la peste; ma già nel dicembre dello stesso anno il flagello sembrava essersi estinto senza gravissime conseguenze. Purtroppo fu un’illusione e nella primavera del 1657 il morbo esplose nuovamente in modo molto virulento ed imperversò con gravi conseguenze per tutto l’anno, soprattutto in estate.

Il marchese Agostino Airoli tentò di sfuggire al morbo nella sua villa fuori città ad Albaro dove, il 31 luglio 1657 “sano di mente” ma “travagliato da infermità di corpo”, dettò le sue ultime volontà lasciando eredi universali i tre figli. Nel testamento compare un breve cenno a Rivalta Scrivia quando sollecita un amministratore di nome Giacomo a trasmettere alla moglie e agli eredi la rendicontazione delle “altre infinite spese che continuamente si fanno su quelli paesi”.

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