Dici Podigliano e ti trovi una manciata di case, strette le une alle altre, abbarbicate ad un dosso. Si, è un paese antico, ne sarebbe testimonianza una certa quantità di documenti che ne riferiscono gli storici, la consacrazione della propria chiesa a San Michele, l’arcangelo già venerato dalla guarnigione bizantina di Pavia, fin dai tempi della guerra greco-gotica.
Ecco, storicamente, Podigliano (oggi frazione di Sant’Agata Fossili), con Vargo, Stazzano, Sant’Alosio e Garbagna, era una delle cinque castellanie del Vescovato a ciascuna delle quali erano ascritti i centri abitati siti nei rispettivi territori.
E poi, pensate un po’, nell’anno 1284 Podigliano era curia, ossia sede amministrativa e giudiziaria del Vescovado. E dovrebbe esserlo stata fino al 1408.
Il castello di Podigliano era di certo di dimensioni significative, in esso scelsero di rifugiarsi i guelfi in fuga da Tortona, ai primi del Trecento.
Sempre a ritroso nella storia va registrato come una terribile epidemia che colpì duramente il Tortonese nel 1348, non risparmiò di certo Podigliano.
Dal punto di vista religioso è interessante come Podigliano e Torre Sterpi furono accorpati alla parrocchia di Sant’Agata, appena questa fu eretta nel 1575. Considerata la distanza dalla chiesa di riferimento, entrambe le comunità continuarono a raccogliersi in preghiera nel piccolo oratorio di Podigliano, a favore del quale furono costituiti legati da alcune delle famiglie del luogo, ossia da quelle dei Chiappuzzi, dei Ragni e dei Bellingeri.
Era tradizione consolidata che, essendo sprovvisti di cimitero si seppellissero i morti a Sant’Agata, anche se evidenti tracce di tombe accanto alla chiesuola di Podigliano lasciano pensare che non sia stato sempre così. D’altronde, più volte la peste funestò le case ed i sopravvissuti dovettero disfarsi in qualche modo dei cadaveri dei congiunti, inumandoli sul posto.
Pubblico questo che sto scrivendo dopo essere stato a Podigliano ed aver incontrato la signora Renata, memoria storica del luogo. Mi ha raccontato tanto, perfino del fatto che di fianco alla chiesa c’era sicuramente più di un cimitero, addirittura due o tre sovrastanti, tanti sono stati i ritrovamenti di resti umani.
Il suo racconto è stato coinvolgente. “Di fronte alla chiesa, fino agli anni ’90 cera una vasca – si presume risalente all’epoca romanica – per la raccolta delle acque piovane, ora ricoperta. Nel 1828 è venuto un terremoto che ha buttato giù la chiesa, la parte davanti. All’epoca aveva il tetto e le pareti di canniccio. Ai bordi della vasca c’era una torre che serviva da comunicazione con Sant’Alosio e Bavantore. Nel 1932 vennero fatte le vasche dell’acquedotto accanto alla chiesa”.
Grazie ad alcuni abitanti del luogo sono entrato nella piccola chiesa dedicata a San Michele.
A cercar notizie nella storia della chiesa si trova, alla data del 1603, la più probabile in cui sia stato dipinto sul muro del coro l’affresco della Madonna assisa in trono, felice di tenere tra le braccia il suo Bambino. Sarebbe attribuibile al Barattini.
Ancora, nel 1780, un carteggio dipinto in tempi recenti ricorda che, proprio in quell’anno il muro della chiesa fu scavato per ricavarne la nicchia in cui riporre il simulacro del santo titolare. La statua di San Michele fu poi restaurata nel 1827 e tutto l’edificio nel 1964.
Già comune autonomo, Podigliano, con Torre Sterpi, fu aggregato a quello di Sant’Agata dai nuovi amministratori sardo piemontesi. Ciò avvenne subito dopo il 1874, anno in cui il Vescovado fu annesso al regno di Vittorio Amedeo III.
Alcune notizie qui riportate sono tratte dal libro Sant’Agata Fossili e le sue comunità di Gian Carlo Vaccari