Andrea Carrea detto Sandrino
Nacque a Gavi (AL) il 14 agosto 1924 e morì a Cassano Spinola (AL) il 13 gennaio 2013
Ebbi la fortuna di conoscerlo, si chiamava Andrea, ma tutti lo chiamavano Sandrino, un uomo dall’imponente stazza fisica con il viso attraversato da un grande naso. Fu un buon passista e ottimo scalatore ma passó alla storia del ciclismo per essere stato, insieme ad Ettore Milano, uno degli “angeli di Coppi”. In corsa Carrea era il motore da traino di Fausto mentre Ettore Milano era lo psicologo di Coppi.
Anche Carrea, come Coppi, era stato costretto ad abbandonare la bicicletta per colpa della guerra: bersagliere, dovette interrompere la sua attività sportiva per due anni, dal ’43 al ’45, periodo in cui fu internato in Germania.
Ma al ritorno i suoi eccezionali mezzi fisici lo portarono subito alla ribalta in campo nazionale. Tra il ’47 e il ’48 vinse la Milano-Tortona, la Coppa Internazionale Matteotti a Trieste, la Modena-Abetone e altre corse.
Prima muratore, poi ferroviere diventò infine ciclista professionista nel 1949. Fu Biagio Cavanna, il massaggiatore cieco che aveva già scoperto Coppi , a suggerire al Campionissimo di prendere nella sua Bianchi quella forza della natura: “Fausto, avrai al tuo fianco un ciclope”, aveva detto.
Carrea passò così al professionismo nel 1949 con la Bianchi di Coppi con cui partecipo ad otto Giri d’Italia e due Tour de France.
Un giorno al Tour de France del 1952 Carrea si trovò a far parte di un gruppetto, teoricamente innocuo, di fuggitivi non ripresi. Arrivato al traguardo non si rese conto di aver conquistato la maglia gialla e tornó tranquillamente in albergo come sempre. Dopo poco un gendarme corse a riprenderlo per riportarlo alla cerimonia di premiazione.
Quando Carrea incontró Coppi non seppe che dire: “Questa maglia non mi spetta” fu il suo tentativo di scusarsi immediatamente bloccato dal Campionissimo.
Il giorno dopo Carrea fu il primo corridore in assoluto ad indossare la maglia gialla durante la scalata all’Alpe d’Huez,maglia gialla che alla fne della tappa il suo capitano gli riprese e portó poi da dominatore a fino a Parigi.
Per anni, dopo essersi ritirato, Carrea scaló in solitaria l’Alpe d’Huez qualche giorno prima del passaggio del Tour,quasi sempre senza venir riconosciuto dai tifosi: “un pellegrinaggio che nulla al mondo mi farebbe perdere” lo definì Carrea.
Insieme ad Ettore Milano quella di Sandrino Carrea fu una vita da gregario ma non priva di soddisfazioni: i due non vincevano mai, era Coppi a vincere per loro mentre loro portavano acqua,panini, tubolari, amicizia:«…anche noi avevamo il nostro interesse – dichiarò Carrea – col Fausto si guadagnava bene, tutto quello che la squadra portava a casa lo lasciava a noi gregari, un signore che non diceva mai “devi fare qua, devi fare là”, lui sapeva che facevamo sempre quello che potevamo».
Nel 1956 si separa da Coppi, continuando nella Bianchi che ebbe Defilippis come leader, avendo Fausto fondato la sua squadra la Carpano-Coppi.
Sandrino Carrea è morto per un malore improvviso, nella sua casa di Cassano Spinola (Alessandria) il 13 gennaio 2013 lasciando la moglie Anna ed il figlio Marco.
Tratto da faustocoppi.altervista.org