Quargnento è un piccolo borgo dell’alessandrino che vanta origini romane, essendo stato fondato nel 189 a.C. (il nome deriva da Quadringentum, le 400 “milia” che lo dividono da Roma).

Dopo l’editto di Costantino (313 d.C.), Quargnento abbracciò la fede cattolica e sui ruderi del tempio pagano della dea Diana (era ed è ancora zona di caccia) sorse la Chiesa che fu dedicata a San Secondo, patrono di Asti, martire nel 119 d.C., poiché non esisteva ancora Alessandria ed il borgo dipendeva dal Vescovo di quella città.

All’inizio del X sec. i mori, provenienti dalla Francia, entrarono nel cuneese e distrussero tutto ciò che era sacro, asportando ciò che era di valore.

Nel 907 d.C. Il Vescovo di Asti, Mons. Audace, fece trasportare il corpo di San Dalmazio, martire nel 254 d.C., perché non fosse profanato, da Borgo San Dalmazzo a Quargnento e la Chiesa venne dedicata al Santo.

Consacrata nel 1111 da Papa Pasquale II, di ritorno dalla Francia, la Chiesa venne distrutta dal Barbarossa; riedificata nel 1270, fu ampliata nel 1560. Conserva opere di notevole pregio che raccontano l’amore e l’attaccamento dei fedeli quargnentini alla loro Chiesa che nel 1992 il Santo Padre Giovanni Paolo II ha elevato al titolo di Basilica Minore per motivi spirituali, storici e artistici.

Dopo i poderosi restauri di fine Ottocento, nel 1902 venne riconsacrata da Sua Ecc. Mons. Giuseppe Capecci, Vescovo dal 1897 al 1918. Alla presenza del Cardinale alessandrino Giovanni Canestri è stato celebrato il primo centenario di questo importante evento spirituale.

Opere notevoli sono costituite da un trittico del Quattrocento stemperato su legno di Gandolfino da Roreto, raffigurante al centro la Vergine con il Divin Figlio ed ai lati San Pietro e San Dalmazio; una terracotta di Filiberto da Alessandria; una tela del 1597 di Grazio Cossali della scuola lombardo-veneta raffigurante la Vergine del Rosario con San Domenico e i Santi Patroni Dalmazio, Primo e Feliciano, dono del Marchese Cesare Cuttica di Cassine; un crocifisso di stile novese del Cinquecento ed infine notevoli opere intagliate in legno di artigianato locale.

Nel maggio 2000 mani sacrileghe asportarono alcune tavolette secentesche scolpite in legno, raffiguranti i misteri del Santo Rosario, ma un artigiano della Val Gardena, Andreas Moroder, le rifece basandosi sulle foto d’archivio; la pietà popolare ha voluto scolpire anche i cinque misteri della luce che Giovanni Paolo II ha aggiunto alla corona del Santo Rosario. Ogni anno, l’ultima domenica di maggio, ha luogo la sfilata storica in costume d’epoca per le vie del borgo che rievoca un voto fatto alla Vergine nel 1630 e al termine l’omaggio delle autorità civili al Vescovo, il tiro con la balestra e la corsa delle oche.

Quattro rioni – Cavalera, Crusetta e Zola, Pont e Pra-Slà – gareggiano per aggiudicarsi il “Palio dell’oca bianca” e alla sera cena per tutti, con specialità locali presso l’oratorio Don Bosco.

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