Se vi capita di prendere il treno che passa dalla stazione ferroviaria di Serravalle Scrivia, volgendo lo sguardo verso la collina in direzione di Montespineto, vi troverete davanti quel che rimane della Inga & C. E voi adesso mi chiedereste: cos’è? Anzi, cos’era?
A cavallo tra Lombardia e Piemonte, a Serravalle Scrivia, un tempo che si allontana sempre più, si producevano grappa, brandy e liquori conosciuti in tutto il mondo. Trovo scritto che ciò che resta nei capannoni puntualmente saccheggiati sono i laboratori da alchimista, bivacchi, qualche coperta, bottiglie impolverate certamente d’annata. Chissà se c’è ancora tutto questo abbandonato là! Però dal finestrino del treno ci si trova di fronte ad un fabbricone imponente che fu quello della famiglia Inga, originaria della provincia di Siracusa, che la fondò nel 1832. La chiamarono Gambarotta, poi di nuovo Inga. Indecisione e ripensamenti ancora visibili nella sovrapposizione delle insegne arrugginite che troneggiano in cima alla facciata dello stabilimento. Qui si seguiva la tradizione. La distillazione avveniva sia con alambicchi in rame, a vapore, sia a ciclo continuo a vapore diretto. Vinacce e operai provenivano prevalentemente dall’Oltrepo Pavese. Pare che i lavoratori fossero più di un centinaio. Nel 2008, prima di chiudere definitivamente i battenti, erano rimasti in tre. Un declino culminato con il sequestro. La fabbrica è stata dichiarata in stato di abbandono. Tanti i cedimenti negli anni. Il 6 marzo 2008 una parete crollata lungo la Milano-Serravalle, due incendi nel 2012 e nel 2014, crolli. Alla Gambarotta, poi divenuta Inga, ogni giorno arrivavano dalle colline pavesi le vinacce da distillare. Si producevano etichette divenute celebri nella liquoristica internazionale come l’amaro Gambarotta e la grappa Libarna. Questa eccellenza del made in Italy, che faceva gola ai pubblicitari futuristi come Fortunato Depero, ora è un cimitero di ricordi.
Non per far pubblicità, ma alcuni prodotti si commercializzano ancora, quindi la storia fuori da quella struttura decadente continua ancora.
Sul sito https://shop.mygrappa.it/chi-siamo/ c’è scritto:
La famiglia Inga da 4 generazioni si dedica alla produzione di distillati e liquori di alta qualità, benché la data del 1832 che è quella della ricetta di un elixir di erbe medicinali elaborata da un frate cappuccino sia quella che dia inizio di fatto alla fondazione della nostra società attraverso i nostri antenati!
In ogni caso, il fondatore, Gaetano Inga, bisnonno degli attuali proprietari, siciliano di Noto, già verso i primi del 1900 produceva in Sicilia brandy e vino Marsala: decise poi intorno al 1920 di trasferirsi in Piemonte a Serravalle Scrivia dove aprì una distilleria.
Dopo la fine della II° Guerra Mondiale, Elio Inga, il nipote, entrò giovanissimo nella ditta e rilanciò i marchi Gambarotta ed Inga fino al 1966 quando diede una svolta alla tipologia di produzione della grappa, allora distillato rustico e forte, ottenendo un prodotto delicato e profumato, denominandola Grappa Libarna, che ebbe un grandissimo successo negli anni 70-80, marchio poi ceduto nel 1983.
Attualmente, i figli Lorenzo e Federico si occupano attivamente nella continuazione della tradizione con il lancio di nuovi prodotti, grappe di vitigno di diversi tipi, liquori dolci, aperitivi, con i marchi Lorenzo Inga, My Grappa, Villa Serravalle, Gran Milano, Maestro Café e con la presentazione nel 2016 del noto Panarea Gin che è diventato oramai un “lifestyle” ed uno tra i più trendy gin italiani, ma rigorosamente mediterraneo, ottenendo consensi e riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale.
Ho una bottiglia di vino chinato Inga .
Come possiamo condividere le immagini?
Buonasera Fabrizio, può inviare le immagini alla mail redazione@storiediterritori.com