Questa sera, anzi nel tardo pomeriggio, presso la Sala Conferenze Azimut, a Novi Ligure, Francaurelia Cabella presentava il suo nuovo libro il cui titolo è “A pòrla a túre. Poesie in dialetto novese e italiano” a cura di Edizioni Joker.
A moderare l’incontro con l’autrice, che leggeva alcuni testi, è stato Gennaro Fusco. I proventi della vendita del libro saranno devoluti a favore della Delegazione novese del Fondo per l’Ambiente Italiano, Delegazione impegnata per promuovere e valorizzare il patrimonio culturale del territorio.
All’incontro hanno preso parte Ada Geraldini Caraccia, Capo Delegazione FAI Novi con il vice Capo Delegazione Isidoro Parodi.
Nell’introdurre l’incontro si giustifica l’eventuale poca presenza di persone sostenendo che siamo in tempo di pandemia ed è difficile uscire e poi siamo soltanto di lunedì. Al tavolo presso cui si presenta il volumetto oltre alla Cabella e Gennaro Fusco, c’è Andrea Bobbio che ha il compito di leggere in italiano le poesie in dialetto. Gennaro Fusco confessa ai presenti che pur abitando a Novi da 50 anni non parla il dialetto novese; ma precisa che non parla nemmeno il dialetto della sua terra di origine.
Mi piace sentir dire che l’italiano è collante tra persone di diversa provenienza. Il dialetto sta diventando sempre più qualcosa di lontano e inutilizzato col rischio concretro che diventi lingua morta. Il dialetto non è solo testimonianza del tempo passato, ma piuttosto linguaggio un tempo quotidiano e quasi esclusivo. Nel libro dell’autrice è la Torre di Novi Ligure che parla. Francaurelia ha voluto mettere nero su bianco gli scorci che intravede la Torre.
Un’altra riflessione che mi annoto quando sento dire che anche chi è nato qui ultimamente non ha le basi per la parlata locale.
E si fa un cenno al finale del libro….un ragazzino che incide un cuore con un coltellino sulla Torre poi va via dalla città.
Per la copertina del libro è stata utilizzata una foto di Fulvio Rebora ed in sala c’è la figlia Patrizia.
Una domanda che viene posta è: “Perché la Torre?”, ne è stata ispiratrice Anna Gozzo anch’essa presente.
Il libro parla delle vie cittadine, dei commercianti che non ci sono più. Persone meritevoli di essere ricordate.
L’autrice, pur tenendoi conto della figura maestra di un esperto del dialetto come fu Natale Magenta, ha comunque apportato sue modifiche per semplificare e renderlo più popolare, così come si parla.
Gabriella Gandini e Francaurelia Cabella sono rimaste le sole a scrivere dialetto, oltre al notaio Gianluigi Bailo, magari non dimenticherei Pier Eligio Bertoli.
Annoto ancora una frase: “La mancanza della parlata impoverisce l’uso del dialetto. Ormai l’inglese ha preso piede”.
Che dire, sono venuto apposta per ascoltare qualcosa in dialetto locale, per sentir dire cosa ne è di questa lingua. Qualcuno chiede al Sindaco, che è presente ed è pure fratello dell’autrice del libro, perchè non si informa su quanti sono i novesi che parlano o sanno il dialetto. Capirete voi, con tutti quelli che sono i grattacapi del Primo Cittadino, Gian Paolo Cabella!