Il 2 gennaio 1960 moriva il grande Fausto Coppi che, a soli 41 anni, veniva stroncato dalla malaria diagnosticata con colpevole ritardo. Coppi aveva contratto il male durante un viaggio in Alto Volta (l’attuale Burkina Faso) dove si trovava in occasione di una corsa ciclistica.
Non si può lasciar trascorrere questa data senza il ricordo del grande Fausto, il “campionissimo” che nel corso dei miei anni è rimasto un riferimento sportivo nella storia del ciclismo e non soltanto, ma anche un esempio che fece innamorare tanti del nobile sport della bicicletta.
Tralascio di ripercorrere ancora una volta la sua storia di uomo e le sue gesta sportive, si è già scritto tanto e si trova ovunque traccia di lui.
Piuttosto di oggi, 2 gennaio 2022, a distanza di 62 anni dalla sua morte, ci troviamo per il secondo anno consecutivo, a causa del Covid e le sue varianti, ad essere impediti, forse meglio sconsigliati, dal partecipare ad una funzione religiosa fino a riempire la chiesetta del paese, accanto al mausoleo, ed a partecipare alle tante iniziative che ogni anno arricchiscono questa giornata fatta di commemorazione, di ricordi e di celebrazione di un mito della nostra terra che va oltre i confini del locale.
Ci sono andato questo pomeriggio a fare una visita a Castellania Coppi. Qualche auto posteggiata nel piazzale, alcune persone che andavano e venivano a piedi per una visita.
La piazza accanto alla chiesetta ed al Municipio, dedicata a Candido Cannavò, è da tempo soggetta ad interventi di manutenzione. Forse, meglio ancora non aver fatto nessuna iniziativa, perfino l’accesso al Comune è piuttosto limitato.
Mi avvicino alla tomba dove c’è Fausto, accanto a lui Serse, che è spoglia, mi aspettavo di trovare fiori, trovo quattro vasi di ciclamini e nulla più. Eppure fa da contraltare alla foto che campeggia sul cartello all’ingresso del paese.
Scendo allora verso la via centrale del paese, dove si trova la casa natale di Fausto, che ora è sede del Consorzio Turistico “Terre di Fausto Coppi”, anch’essa naturalmente chiusa, anzi sulla porta d’ingresso un cartello dice: “CASA COPPI è chiusa per pausa invernale. Ci rivediamo in primavera!”.
Ancora pochi passi più avanti e trovo aperto, quindi visitabile il Centro di Documentazione su Fausto e Serse Coppi. Alcune persone stazionano sedute accanto all’ingresso e dicono che questa mattina alla Santa Messa che è stata celebrata alla chiesetta c’erano 35 persone, l’anno scorso soltanto 22. C’è di che consolarsi. Io provo a dir loro: chissà l’anno prossimo!
Uno di loro mi risponde prontamente: “Fausto richiama sempre, da ogni dove la gente viene per lui”.
Me ne vado così, a modo mio – intimamente – ho reso omaggio al ricordo di Fausto Coppi, di cui ho sempre sentito raccontare le gesta e un po’ è come se l’avessi conosciuto anch’io.