In questo articolo non leggerete di Territori, ma di persone. Di una che non c’è più ed è stato un esempio per la sua vita condotta.
Come a tanti sicuramente, mi hanno colpito le parole che i figli hanno rivolto al padre, dall’altare, durante il funerale.
Ieri, Roma ha dato l’ultimo saluto a David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, scomparso l’11 gennaio all’età di 65 anni. I funerali di Stato si sono svolti nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, in piazza della Repubblica.
Giulio e Livia, figli di David Sassoli, hanno letto la loro lettera al papà. Ecco il testo:
“Sono tre le parole che in questi giorni frenetici e di confusione mi girano nella testa.
Dignità, di chi non ha mai fatto pesare la malattia a nessuno, né ora né dieci anni fa. ‘Sì, ma io c’ho da fa’’, continuavi a ripetere a tutti in ospedale, dimostrandoci che, in un mondo di scuse e giustificazioni, l’unico modo che conoscevi per combattere fosse continuare a lavorare, a conoscere, ad alimentare le tue infinite passioni, sorridendo.
Passione. Per il lavoro, per le tue sfide. Ma ci insegni che avere passione vuol dire anche coltivare la sensibilità e la cura per le piccole cose, per la storia delle persone, cosciente che da ognuna si possa imparare e che ognuna meriti di essere ascoltata. Un uomo ambizioso, ma che non ha mai ceduto ad egoismi e sotterfugi, un uomo disinvolto, dal sorriso guascone e gli occhi vispi ma che arrossiva ai complimenti. Che ci insegna che la popolarità ha senso solo se si riescono a fare cose utili.
E infine Amore, forse è la più banale, ma è la parola che nelle tue ultime ore hai ripetuto più spesso, con le tue ultime forze e i tuoi ultimi sospiri. La pronunciavi e la ripetevi, la ripetevi, la ripetevi da sola, come un grido, come un’esortazione. Mi ha colpito perché fino alla fine non sei stato in grado di cedere allo sconforto, e fino alla fine ci hai parlato di speranza. E allora cercheremo di proseguire con quello che ci hai insegnato, con idee forti ma dai modi gentili, curiosi e coraggiosi, nel tuo ricordo, col tuo sorriso. Buona strada papà. E, mi raccomando, ‘giudizio’”.