Il 25 aprile è Festa di Liberazione o semplicemente è una festa nazionale della Repubblica Italiana che si cadenza ogni anno in questa data e che celebra la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista.

Oggi, lunedì 25 aprile si è ripetuta ad Avolasca, sui colli tortonesi in provincia di Alessandria, la rivisitazione della Battaglia di Garbagna del 14 marzo 1945, a cura di Elisabetta Remotti, dell’Associazione di Volontariato LIBRINSCENA OdV, in collaborazione con La Proloco di Avolasca e con il patrocinio del Comune di Avolasca.

Il saluto del sindaco di Avolasca, Michele Gragnolati

Filippo Bastita, Beatrice Guazzotti, Antonio Mandirola, Gianni Marchesotti, Valter Raimondi, Cesare Patrucco, Nadia Raschia, Deborh Ratti, Paola Remotti, Mario Spazzarini, Sandra Toncini e Giovanni Torre si sono alternati su un “palco” naturale a leggere testimonianze dal libro “Ma avevamo la gioventù” di Eraldo Canegallo.

Maurizio Carega, Giovanni Casarollo e Salvatore Sanna negli intermezzi hanno interpretato brani come: “A cosa serve la guerra” di Bennato; “Varsavia” di Bertoli; “Auschwitz” di Guccini; “La guerra di Piero” di De Andrè; “Generale” di De Gregori.

Maurizio Carega, Giovanni Casarollo e Salvatore Sanna

La battaglia di Garbagna – 14 marzo 1945

Il 14 marzo 1945 la brigata “Arzani” e il Battaglione “Po” accerchiano a Garbagna, in Val Grue, un comando di fascisti composto da 60 soldati comandati dal Colonnello Gianelli. I fascisti ormai chiusi in una trappola senza uscita, dapprima ingaggiano un violento scambio di fuoco, poi chiedono la resa. Nonostante ciò, “Argo”, riconosciuto, viene vigliaccamente colpito a morte. Nel piccolo centro della Val Grue un monumento ricorda il suo sacrificio

Dal sito http://www.luoghidelricordo.it/

All’alba del 14 marzo 1945, circa 180 fascisti del battaglione delle brigate nere di Tortona, Arquata, Serravalle e Novi Ligure, al comando del colonnello Gianelli, e 44 tedeschi lasciano il presidio di Brignano e si dirigono verso il crinale che divide la val Curone dalla val Grue e si dirigono a Garbagna, nel territorio dove opera la brigata partigiana ARZANI.

Alle 5,30 del mattino un contadino avvista la colonna e corre ad avvisare LEOPARDO (Fermo Bruno) a Tassare, da qui partono le staffette per Avolasca al distaccamento di PALO (Domenico Marchesotti), a Sant’Alosio da ERCOLE (Pietro Manzini) e NEMBO a San Vito. Leopardo invia anche una staffetta a Montebore per avvisare ARGO (Aldo Ravetta), CURONE BIANCO e ULNO, alle 8 del mattino tutti i distaccamenti partigiani sono avvertiti e si radunano sulle colline che circondano il paese.

Intorno alle 9 del mattino la colonna di fascisti entra trionfante in piazza Doria, Gianelli sale alla locanda del Cervo e telefona al comando di Tortona annunciando che Garbagna è stata liberata dai ribelli. Intanto le camicie nere entrano prepotentemente con le armi nelle case, nelle botteghe, nelle locande razziando e distruggendo, mentre i tedeschi cercano postazioni strategiche per posizionare le armi ed appostarsi per un eventuale attacco.

Tre camicie nere si dirigono verso Castelvero Vecchio dove si trovano di fronte una pattuglia di partigiani appostati che sparano, la raffica ne uccide due, l’altro riesce a fuggire e corre ad avvisare Gianelli. Da questo momento comincia la battaglia perché i Repubblichini si rendono conto di essere finiti in trappola. Nel primo pomeriggio, Gianelli obbliga una delegazione, composta dall’Arciprete Don Stringa, il sindaco Marco Alvigini, il medico Carlo Alvigini e l’impiegato comunale Gaspare Alvigini, ad andare a parlamentare con i capi partigiani, a Pratolino, sulla sponda destra della Garbagnola, da ARGO, poi a Castelvero sulla sponda sinistra, da PALO, intanto gli squadristi catturano più garbagnoli possibili radunandoli in piazza e minacciando fucilazioni sommarie, i tedeschi sequestrano i bambini, trascinati fuori dalla scuola con le maestre e formano una lunga coda lungo la contrada con i civili all’esterno a far da scudo.

Paola Remotti e Antonio Toncini salgono sul campanile di San Rocco per veder dove venivano trascinati i loro familiari ma vengono uccisi da un unico colpo di un partigiano appostato che li aveva scambiati per tedeschi. Quando il gruppo arriva allo slargo del ponte del Tonno i partigiani di SILLA e di ARGO iniziano a sparare, improvvisamente tutti i civili fuggono e si riparano nelle case che vengono prontamente aperte per accogliersi (e prontamente richiuse), Gianelli e i suoi si trovano scoperti, i tedeschi tentano di fuggire ma vengono feriti e catturati, i fascisti si buttano nell’alveo del torrente , arrivano alla fine del paese e si barricano nelle ultime due case, dopo una fitta sparatoria, vedendosi circondati, si arrendono sventolando un lenzuolo bianco, ARGO scende di corsa dal castello seguito da MERCURIO, prende la strada per il mulino (ora via ARGO) ma arrivato nel campo dietro le case viene raggiunto da una raffica di mitra e ucciso, Mercurio sarà ferito gravemente.

I fascisti e i tedeschi depongono le armi, sono 168 uomini, vengono catturati e portati a Cabella e consegnati alla brigata ORESTE. La giornata è finita, restano sul campo sei morti, due civili, Argo e tre fascisti, i prigionieri nei giorni seguenti saranno condotti a Dovanelli e a Rovegno, dove saranno processati e, quasi tutti giustiziati.

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