La località dove fu edificata, tra il 1880 e il 1890, si trovava un tempo fuori dalla cinta murata della città (spalti di Porta Alessandria): si chiamava il “Campo della forca”, perché lì avvenivano esecuzioni capitali, per impiccagione, dei malfattori. Ai primi degli anni Ottanta dell’Ottocento si aprirono intensi contatti con l’autorità militare per “l’accasermamento definitivo di un reggimento di fanteria nella città”, che fino ad allora aveva trovato una sistemazione provvisoria nell’ex monastero di Santa Chiara (poi Palazzo Frascaroli). Il 20 settembre 1884 fu sottoscritta una convenzione, in base alla quale il Municipio di Tortona si obbligava a cedere gratuitamente all’Amministrazione Militare tutta l’area necessaria per l’erezione di una caserma (circa 32.000 metri quadrati). In seguito, una parte della caserma veniva aperta alla fine del 1889, destinata ad un reggimento fanteria.
La caserma Passalacqua di Tortona dalla fine dell’800 ospitò il 43° reggimento fanteria poi negli anni 1939-1943 il 38° Reggimento di fanteria Brigata “Ravenna” che partecipò alla campagna di Russia nel 1942, fu rimpatriato nel 1943.
Discende dal 2° Reggimento del II Corpo d’Armata dell’Italia Centrale formato il 31 maggio 1859, in Arezzo, con il concorso di volontari delle provincie emiliane, per trasformazione del deposito costituito fin dal 29 aprile precedente.
Con l’applicazione della legge 11 marzo 1926 sull’ordinamento dell’esercito, assume il nome di 38° Reggimento Fanteria “Ravenna” ed a seguito della formazione delle Brigate su tre reggimenti viene assegnato alla IV Brigata di Fanteria che lascia nel 1930 per la III, quindi nel 1934 passa alla XXVI Brigata; nel 1926 viene articolato su tre battaglioni uno dei quali proviene dal disciolto 69° reggimento. Partecipa alla Campagna d’Etiopia del 1935-36 combattendo nelle battaglie di Endertà e Lago Ascianghi.
Formate le divisioni binarie, dal 25 marzo 1939 è inquadrato nella Divisione di Fanteria “Ravenna” (3a) della quale fanno parte anche il 37° Reggimento Fanteria e l’11° Reggimento Artiglieria per d.f. (quest’ultimo sostituito nell’aprile 1942 dal 121° Reggimento).
1940 – Il 10 giugno 1940 il reggimento ha in organico: comando e compagnia comando, tre battaglioni fucilieri, compagnia mortai da 81, batteria armi di accompagnamento da 65/17.
1941 – Il Reggimento viene utilizzato con compiti di difesa lungo il confine jugoslavo.
1942 – Il Reggimento viene inviato sul fronte russo e partecipa intensamente a tutto il ciclo operativo della G. U. di appartenenza sul fronte del Don e del Donez. Il 22 dicembre 1942, in Russia, a causa delle notevoli perdite subite viene sciolto il I battaglione ed i pochi superstiti sono ripartiti tra il II ed il III battaglione.
1943 – Rimpatriato nell’aprile 1943, il reggimento viene riordinato ed inviato in Toscana ove è sciolto il 12 settembre nel senese, zona di Abbadia San Salvatore, a seguito degli eventi che determinarono l’armistizio.
Sede
Alba (1923-1939)
Tortona (1939-1943)
Occupata dalle truppe tedesche il 9 settembre 1943 la caserma ospitò una scuola allievi ufficiali delle forze armate della RSI fino all’aprile 1945. Nel maggio giugno 1945 ospitò i prigionieri tedeschi catturati dalle forze Alleate. Nel novembre 1945 ritornarono i militari italiani, ma solo per brevi permanenze durante i loro trasferimenti.
Successivamente, richiamati altrove i militari, la caserma rimase temporaneamente inutilizzata. Il Comune chiese al Comando Territoriale di Torino la disponibilità del fabbricato militare, ma il Capo di Strato Maggiore rispondeva che, su disposizione del Ministero della Guerra, la Caserma Passalacqua doveva essere disponibile per un prossimo impiego. Difatti, essa venne occupata, anziché dai profughi giuliani, per oltre un ventennio da profughi provenienti dalla Venezia Giulia, dall’Istria e dalla Dalmazia, da Rodi, quindi dalla Tun isia e dalla Libia.
Ho raccolto i brevi cenni di cui sopra ne avete letto il testo. Ringrazio Fausto Miotti per alcune informazioni e cito Armando Bergaglio per alcune note scritte che ho trovato. Mi sarebbe piaciuto scriverne di più relativamente al periodo cui ho fatto cenno, ma si trova poco ancora. Chissà, se qualcuno volesse – dopo aver letto – contribuire ad inviare materiale per una seconda puntata. Perché no?! La e-mail a cui scrivere è redazione@storiediterritori.com