In questo post che segue lo spazio è per Benedetta de Vito, collaboratrice di Storie di Territori da tempo. Avrete già avuto modo, in diverse occasioni, di leggere i suoi pezzi su diversi argomenti.
Comunque, qualcuno si chiederà: chi è Benedetta de Vito? Giornalista professionista, ghostwriter, traduttrice, scrittrice, è nata e vive a Roma. Ha lavorato per più di vent’anni nella redazione romana del Gazzettino di Venezia e ha collaborato, fin da giovanissima, con quotidiani, settimanali e mensili. Scrive per diversi siti web.
Ha scritto L’ingegnere e altri racconti, un Millelire di Stampa altermativa, e Il naso Augusto (Moby Dick edizioni), un libro per bambini. Suoi racconti sono pubblicati nelle antologie di piccoli premi letterari. Nel 2019, Oltre editore ha pubblicato C’ero una volta, passeggiate per le vie di Roma sulle tracce di due Sante.
Ha tradotto e curato Lei non sarà mai infedele di Jeanne De Casalis (Nutrimenti) e L’enigma delle sabbie, il proto-giallo di Erskine Childers (Bariletti), ristampato dalla Nuova Editrice Berti.
La sua ultima fatica si intitola Cuoresardo
Negli Anni Sessanta un ingegnere romano – innamoratosi della bellezza selvaggia, arcaica, incantevole della Sardegna – comperò un pezzo di terra sul mare, ricoperto di mirti, lentischi, corbezzoli proprio di fronte all’isola di Tavolara. Lì costruì una villa bianca, di cotto e calce, dove trascorreva le vacanze estive la sua numerosa famiglia, com’erano numerose allora le famiglie di un certa Italia che fu.
Il libro è un inno d’amore alla Sardegna, ai suoi profumi, alla tempra degli isolani forti e tenaci, alla vita semplice di un tempo perduto. Tra Don Pala, la “Dommennica” e le due “Bee”, la piccola storia di Benedetta che, a Cala Girgolu ebbe il privilegio di muovere i primi passi lungo il cammino della vita
Così racconta lei: “Perché ho scritto questo libro?”
«Ricordo bene la ragione che ha temperato la mia penna. Ha sonnecchiato in me per i mesi della chiusura sanitaria. Mi chiedevo dove mai avrei potuto sottrarmi alla segregazione dell’anima e del corpo? E la risposta arrivò, fulminea: la Sardegna! Stretta tra le pareti romane, a occhi chiusi, posavo i piedi nudi sulla rena d’oro di Cala Girgolu. Pochi mesi dopo ero lì e scrissi pagine di gratitudine e riconoscenza per la mia “patria” sarda. Poi le pagine sono diventate un libro».