Domenica. Giorno di svago più di altri. Chi andrà all’Outlet di Serravalle Scrivia per acquistare a buon prezzo, chi di buon mattino andrà al parco acquatico BolleBlu a Borghetto Borghera (e vi assicuro che oggi era pieno pieno). Io, secondo antico insegnamento e per mia buona credenza vado alla ricerca di una chiesa dove si celebri la funzione domenicale. Trovata!
In chiesa c’è chi ha la mascherina e chi no. Fortunatamente non c’è obbligo, ma discrezione e protezione personale. La funzione scorre via bene. Non vedo granché di gioventù. Mi chiedo: ma le chiese son destinate a diventare luoghi per anziani? Lasciamo perdere.
Così come, a titolo personale, non vedo giusto andare in chiesa a recitare preghierine ed ascoltare un sacerdote che dal pulpito ti racconta il Vangelo dopo avertelo letto. Io vorrei andare in chiesa per poi uscire con qualcosa in più dentro di me. Vorrei che quelle letture di duemila anni fa fossero un incipit per spiegarmi quel che accade oggi. Altrimenti, dov’è l’aggancio, l’insegnamento verso il mondo moderno?
Chiaro che la missione del celebrante è quella di calarmi il Vangelo ai giorni nostri. Altrimenti, ognuno fa da sé. E si perde la via maestra. Giovani compresi.
A metà funzione, un fedele non trova la sedia e scivola giù a gambe all’aria. Le persone a lui accanto lo soccorrono, lui si premura di dire tutto bene. Il celebrante si ferma quell’attimo che serve per capire che il poveretto si può rialzare e prosegue la sua celebrazione. All’uscita dalla chiesa ognuno dice la sua: sarà la pressione oppure il caldo, chissà!
E si va tutti a casa. Compito assolto, coscienza tranquilla. Buona domenica!