A Tortona c’è una via intitolata a Peppino Sarina, ultimo erede di una famiglia di artisti attivi fin dalla prima metà dell’800, nato a Broni nel 1884 e scomparso a Tortona nel 1978, oggi considerato uno dei maggiori interpreti del teatro di figura tradizionale, soprattutto per aver avuto il coraggio di portare sulle scene riduzioni dell’epica cavalleresca divise in cicli (teatro proprio dei pupi siciliani).

Peppino Sarina nasce a Broni il 29 Aprile 1884 da Antonio e Adelaide Palamede (detta Adele).

Proprio sulla via a lui intitolata trovasi un semaforo che, oltre a regolare il traffico, durante la sosta permette di trovarsi di fronte ad un edificio denominato proprio Casa Sarina. Una lapide posta dalla PRO JULIA DERTHONA nel novembre 1986, ricorda che: ”IN QUESTA CASA VISSERO E OPERARONO PEPPINO TERESA ANTONIO ANDREA SARINA CHE FECERO DEI LORO BURATTINI UN’ARTE ED UN MEZZO DI ELEVAZIONE SOCIALE

Sul sito www.ateliersarina.com è bello trovare la storia. Ed è ancor più bello leggerla per comprendere.

Tortona è la piazza più eterogenea di Peppino Sarina. Da Lodi e Broni sarà Peppino ad avvicinarsi decisamente a Tortona. Il papà Antonio si lascia guidare da lui, dal suo precoce carisma. La città è bella e la famiglia Sarina la frequenta già con successo per diversi anni: dal 1887, dopo una parentesi in Valle Bormida ed il successivo ritorno nella Lombardia meridionale, la Compagnia riprende i trattenimenti a Tortona per tre stagioni dal 1894 al 1897 per poi, a partire dal 1902, rappresentare in città quasi ogni anno sino alla fine dell’attività, nel 1958; il totale delle stagioni è di quarantasei, di gran lunga la permanenza più regolare di tutta l’epopea della famiglia.

Nel 1911/12 Peppino e il padre Antonio cercano casa a Tortona; avevano già vissuto in precedenza, alloggiando nel locali della “Società Operaia” dove si esibivano e – sicuramente prima della residenza a Milano – nel quartiere popolare di San Carlo, nella casa di un non meglio identificato “Pantalone”, e nella medesima zona di San Rocco, ove poi troveranno sistemazione definitiva.

A due passi dalla Chiesa c’era una grande casa antica, chiamata volgarmente “Casa delle quattro stagioni” perché abitata dalle sorelle Sacco e dalla loro fantesca, quattro donne diverse l’una dall’altra a cui i tortonesi hanno affibbiato l’indovinato soprannome. E il 26 marzo 1912, dopo la scomparsa avvenuta un mese prima dell’ultima proprietaria Rosa Sacco, innanzi al notaio Luigi Pernigotti e all’esecutore testamentario, tal Commendator Giovanni Torretta “Tenente Generale nel Regio Esercito”, i SARINA firmano l’atto di acquisto, dietro corresponsione di dodicimila lire.

La casa, nel cui cortile poi adattato a teatro alloggiavano carrozze, era compresa in un quartiere diviso tra orti, botteghe artigiane e alcuni luoghi di aggregazione come la Chiesa di San Rocco, la “Società”, l’Albergo New York. E qui viveva anche la Famiglia Scotti il cui giovane figlio Virginio – già autorevole macchinista al servizio del Teatro Civico iniziò a frequentare la Casa dei Sarina. Virginio sposò successivamente la sorella di Peppino – Teresa – ed ebbero un figlio Carlo (recentemente scomparso) .

Dal 1912 in poi, le stagioni tortonesi si tengono per quasi cinquant’anni, nel cortile interno della CASA DELLE QUATTRO STAGIONI”. Spettacoli nella saletta interna, le cui finestre danno sulla Via Fracchia, si svolgono nell’ultimo periodo (metà degli anni cinquanta) a causa della minore affluenza di pubblico o in coincidenza di alcune stagioni invernali; rappresentazioni al chiuso debbono necessariamente svolgersi anche nel periodo bellico, per necessità di oscuramento a difesa dei bombardamenti.

Ma è il cortile il luogo “deputato” per le rappresentazioni – cortile che da ricovero di carrozze – come detto sopra – si trasformò in un vero teatro all’aperto, punto di aggregazione , e di incontro di un vasto pubblico molto eterogeneo.

“Sul vecchio casamento, piuttosto tetro e massiccio” stava appeso una sorta di arazzo sbiadito, all’origine di color turchino, contenente un ovale nel quale “campeggia” un burattino e la scritta “Stasera trattenimento con burattini”. Si tratta del cartello appeso sulla facciata della Casa delle quattro stagioni divenuta ormai CASA SARINA, in cui il Pampalughino di Lodi dall’inseparabile manganello avverte che alle ore 21 sul minuscolo palcoscenico dei burattini di Casa Sarina lo si vedrà giostrare coi…”Reali di Francia”…

Il cortile dunque – teatro all’aperto della Compagnia Sarina, aveva una bella pergola di vite americana che ombreggiava tutto lo spazio della platea e, a partire dall’ampia baracca che teneva tutta la parete frontale, una ventina o più di panche allineate (oltre duecento posti a sedere), e per soffitto il cielo. In caso di temporale era anche previsto un telone riparatore.

CASA SARINA diventò nel corso del ‘900 un vero e proprio laboratorio d’arte e cultura, dove si incontravano attori, musicisti, cantanti, burattinai.

Queste note sono state riprese dal volume “Gente di Sarina” di Pietro Porta

e da me personalmente condivise dal sito www.ateliersarina.com

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