Lo scorso fine settimana c’erano le Giornate FAI d’Autunno 2022, un’ottima possibilità di visitare luoghi per lo più insolitamente aperti al pubblico. Per scoprire o riscoprire. Davvero tanta la scelta ed io qui racconto di un giro fatto sfruttando la proposta della delegazione FAI di Tortona alla scoperta dei luoghi orionini.

L’inizio del giro, in quel di Pontecurone, è presso la casa natale di Don Orione, in via Emilia, 139.

La storia dice che il Ministro Urbano Rattazzi possedeva in Pontecurone, verso l’uscita del paese, in direzione di Voghera, una villa sulla sinistra della via Maestra, al numero civico 56, dove abitualmente trascorreva un periodo di vacanza nei mesi estivi. Nel giardino antistante la Villa, esisteva un rustico fatiscente che solitamente veniva dato in affitto. Vittorio Orione e Carolina Feltri, neosposi, nel 1858 vennero ad abitarvi gratuitamente, come custodi della Villa. Qui videro la luce i loro figli Benedetto , Luigi (morto a tre mesi di vita), Alberto e il nostro Santo Giovanni Luigi, nato il 23 giugno 1872 e battezzato il giorno successivo nella Collegiata di Santa Maria Assunta.

Nel 1873, in seguito alla morte del ministro Rattazzi e alla vendita della Villa al deputato Pietro Bertarelli, la famiglia Orione si trasferì nella vicina casa dei Sigg. Marchese. Il rustico in cui nacque don Orione venne demolito nel 1903. Nel 1972 per celebrare il centenario della nascita del Santo, con mattoni di produzione locale e criteri di estrema semplicità, fu ricostruita una piccola dimora, ispirata al rustico originale, che oggi viene denominata e riconosciuta come “casa natale” di San Luigi Orione o “casetta di don Orione”.

Il testo che ho raccolto è opera di Marialuisa Ricotti

In seguito la visita della chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, che era l’antica pieve di cui non è nota l’origine (è documentata per la prima volta in un elenco delle antiche pievi della Diocesi di Tortona del 1175): edificata probabilmente nel X secolo, trovandosi nei pressi della Via Postumia, divenne una delle tappe dei pellegrinaggi verso Roma, la Terra Santa e San Giacomo di Compostela.

La presenza dell’ospedale gerosomilitano di S. Pietro a partire dal XIII secolo che fungeva da luogo di ricovero per gli infermi e da albergo per i viandanti e, contemporaneamente, di ben due affreschi in S. Maria raffiguranti S.Giacomo con il bastone da pellegrino testimoniano dell’importanza della sosta di Pontecurone nelle rotte dei pellegrini medioevali.

Interessanti le opere dei tortonesi Manfredino e Franceschino Boxilio e di Quirico di Tortona e di Gian Mauro della Rovere detto il Fiamminghino.
L’edificio attuale, di stile romano-gotico, in mattoni a vista, risale al XIII-XIV secolo.

Il testo è tratto dal sito del Comune

Proprio a pochi metri c’è l’oratorio di San Francesco

Edificato intorno alla metà del 1500, l’Oratorio fu affidato a partire dal 1615 alla Confraternita di San Carlo Borromeo, detta dei Disciplinati, che vestivano una cappa di sacco color bianco. Nell’Ottocento era chiamato Oratorio di San Biagio perché nel 1814 vi si insediò la Confraternita di San Biagio, i cui appartenenti indossavano la cappa rossa. Aveva tre altari funzionanti: il Maggiore, quello del Santissimo Crocifisso e quello delle Sante Lucia e Rosalia. L’Oratorio godeva della rendita stabilita da alcuni legati di persone e famiglie facoltose, quali i Garino e i Cattaneo. Caduto in disuso nel secondo dopoguerra, venne riaperto al culto nel 1960 a cura dell’Opera Pia Don Orione, ma continuò ad essere trascurato ed infine abbandonato. San Francesco tornò a nuova vita nel 1985, quando, in occasione del 25° anno di fondazione della loro Società Piberplast, i fratelli Pier Angelo, Gian Luigi e Giulio Bergaglio, fecero restaurare la chiesa, per affermare il legame di fedeltà al paese natale, in cui avevano iniziato la loro carriera di imprenditori nel settore industriale delle materie plastiche.

La progettazione fu affidata all’ing. Corti di Voghera, la realizzazione all’impresa edile del geometra pontecuronese Egidio De Maestri. L’Oratorio restaurato fu riaperto nel 1993.

La facciata neoclassica della chiesa è abbellita da lesene che fiancheggiano il portale d’accesso risalente al 1600. L’impronta barocca dell’edificio si riscontra nei motivi ornamentali della torre campanaria in mattoni a vista e in alcuni elementi decorativi presenti all’interno dell’unica navata. Nell’abside, configurata dal pregevole coro ligneo in noce a 18 stalli, domina l’affresco di Gian Mauro della Rovere detto il Fiamminghino, risalente al 1610-1615.

Oggi la chiesa di San Francesco è adibita sia al culto, sia all’ospitalità di eventi artistici e culturali.

Il testo che ho raccolto è opera di Marialuisa Ricotti

Da Pontecurone ho proseguito in auto fino alla chiesa campestre di San Carlo, nella frazione Bossola di Casalnoceto, edificata poco prima nel 1619. Per la prima volta aperta al pubblico in occasione delle Giornate FAI. Qui il Santo si fermava a pregare.

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