Grazie al lavoro meticoloso e incessante condotto negli archivi statali, ecclesiastici e privati, un gruppo di studiosi, da anni, scopre documenti che illuminano aspetti della nostra storia finora rimasti nell’ombra e nel dubbio.
Tra loro noi Novesi ricordiamo volentieri Carlo Bianchi, Carlo Prosperi e Fausto Miotti, della Società di Storia Arte e Archeologia per le Province di Alessandria e Asti, che dopo aver scoperto l’identità di quel “Daniele Fiammingo” (Daniel Hucquelier) autore del Calvario ligneo della Maddalena e (non lo sapevamo) anche del coro ligneo della Chiesa Collegiata, e dopo aver trovato altre notizie fondamentali per capire tempi e modi della trasformazione in stile barocco delle chiese novesi, hanno scoperto pochi giorni fa che la pala d’altare della Chiesa Parrocchiale di San Pietro è opera certa del pittore genovese Andrea Semino, di cui potete leggere il “curriculum” al seguente link
https://www.treccani.it/enciclopedia/andrea-semino_(Dizionario-Biografico)
Il documento che lo prova, parte di una ricerca della quale attendiamo con interesse il completamento e la pubblicazione, attesta un punto fermo: avere in una chiesa novese del Cinquecento un’opera di un’artista di tale livello non fu frutto di una elargizione di una famiglia nobile genovese, ma il risultato dello sforzo economico di una comunità che, per importanza e prosperità, se lo poteva permettere.
Motivo di orgoglio, questo, per noi novesi (soprattutto quelli della “parte guelfa” della città, che da sempre trova nella chiesa di San Pietro il suo riferimento) e ragione in più per conoscere, e far conoscere, ciò che di interessante e bello abbiamo tra noi.
Il testo è a cura di Andrea Scotto, ingegnere e attivista culturale appassionato di storia e arte.