Percorrendo la Via Interiore, nel pieno centro storico di Arquata Scrivia, lungo l’antica Contrada del Forno, al centro del Borgo Interiore, proprio in fronte all'ingresso della chiesa parrocchiale trovasi una scalinata. Sormontati alcuni scalini, ecco a sinistra quel che rimane di un antico forno, che non periodo delle festività natalizie può capitare di trovare aperto.
Il racconto
La prima notizia parla di Giovannino del fu Bertolotto, panettiere in Arquata, che il 25 novembre 1366 procedeva alla permuta di un terreno posto in Fossato di Rile (attuale Via Regonca) con un altro posto in luogo detto “I Sedimi dei Peirano”.
Invece, la Chiesa di San Giacomo dirimpetto trova la sua prima citazione in un frammento di atto notarile, del 1231 che nomina un terreno posto “…infra ecclesia Santi Iacobi” e che nel 1234 era retta certamente da Padre Nicola.
Ancora oggi questa zona è detta Contrada del forno
E’ lecito quindi pensare che esso potesse essere all’interno delle mura che difendevano l’attuale Via Interiore e, probabilmente, dove si trova ancora oggi.
Dallo “Stato delle Anime” redatto nel 1592 dal reverendo Giacomo Chiodi di Salle si apprende che in tale anno sono fornai Marco Antonio Zerbi di 35 anni sposato con Mariola e Antonio Barile sposo di Valentina, di anni 50.
Il 10 settembre 1678 il notaio Antonio Clerici redige un atto di locazione e il forno viene concesso dal Marchese Spinola, per “fare impresa del pane da vendere” a Pietro Antonio e Biaggio Gropelli per lire 260 di Genova.
Nel 1708 è fornaio Nicolosio Patri del fu Andrea che si lamenta di come l’introduzione delle nuove misure della Repubblica di Genova lo penalizzassero nella vendita del pane.
Il 24 settembre 1773 ci fu un editto del Marchese Ferdinando Spinola – ultimo membro della casata di Arquata – che specificava letteralmente “Obblighi, incombenze e proventi del Furnaro”:
1° – Sarà obbligato di cuocere il pane a tutti indistintamente, per renderlo per quanto possibile ben cotto…
2° – Che del gabellotto del pan venale, o altri panettieri che con il di lui consenso fabricano pan venale, non possa esigere più di soldi otto per ogni cotta, oltre la solita necessaria quantità di legna
3° – Che dai particolari che fabricano pane per il loro uso, e di famiglia, non possa pèretendere più di soldi quattro per cotta…
4° – Che sia obbligato di cuocere pane gratis per uso della Nostra Casa, e di Famiglia, quando siamo nel Feudo, così pure quella del nostro magnifico Commissario, e Agente nostro Camerale…
Intorno al 1825 il forno viene ceduto dal marchese Spinola alla famiglia Ponta che produrrà in Via Interiore pane ininterrottamente sino al 1959.
Dopo di allora i Ponta proseguiranno la loro attività, funzionante ancor oggi, al di fuori della via medioevale.
Testo a cura dell'Associazione Arquata Bene Comune