Scrivo del paese di Volpeglino, situato all’imbocco della valle del torrente Curone; Volpeglino deriva il proprio nome, secondo alcuni studiosi, dalla vicina Volpedo, di cui il toponimo sarebbe un diminutivo. Altri, basandosi sulla documentazione medioevale, sostengono invece la totale indipendenza dell’etimo, che indicherebbe un “luogo dove sono diffuse le volpi”. Inoltre risulta che nel catalogo delle corti di proprietà dell’Abbazia di Bobbio ai tempi dell’abate di Guala, zio di Carlo Magno, è nominato Vulpidino, trasformatosi poi in Volpeglino.

Il borgo entra nella storia nel XII secolo come luogo fortificato facente parte con Castellaro e Rosano del feudo dei Guidobono.

Il Municipio

Appartenente al distretto di Tortona, diviene libero comune nel 1245. In seguito passa sotto l’influenza dei Visconti, che lo cedono in feudo, insieme ad altri possedimenti, al capitano Perino da Tortona, e poi ai Guidobono Cavalchini. Agli inizi del XV secolo il borgo deve subire l’assedio e il saccheggio da parte di soldati genovesi avversi al duca di Milano, appoggiati anche dagli uomini di Volpedo e Monleale: per questo motivo ottiene dai milanesi immunità ed esenzioni per alcuni anni. Il paese sorge su uno sperone collinare prospiciente la pianura e il corso del Curone. Il comune di Volpeglino fu soppresso con regio decreto del 21 novembre 1928 ed aggregato a quello di Volpedo; fu ristabilito nel 1947.

La chiesa parrocchiale

Il territorio compreso tra Volpeglino, Monleale, Viguzzolo e Volpedo, posto in prossimità dello sbocco in pianura delle valli dei torrenti Curone e Grue, presenta caratteristiche del terreno e del clima tali da rendere questa zona adatta per le coltivazioni frutticole. Se si aggiunge a queste fortunate circostanze la felice situazione delle vie di comunicazione, che pongono questo lembo del Piemonte in posizione equidistante da Milano, Genova e Torino, si spiega la vocazione assunta dall’agricoltura locale, che si è andata specializzando nella produzione di uve da vino e da tavola, di fragole e di pesche.

Scrivo di personaggi che hanno dato lustro al paese. E ne cito un paio

Aldo Gentilini – pittore e scultore (1911-1982)

Nato a Genova il 07/02/1911. Si stabilì con il suo studio a Volpeglino. Seguì corsi di filosofia. Fu consigliato da Don Orione a ritirarsi in monastero, rimanendovi tre anni in clausura e praticando l’ascetismo. Ebbe una vita artistica di alti e bassi. Le sue innumerevoli opere venivano da lui cedute per pochi soldi. Era grande ammiratore di San Francesco D’Assisi e perciò non si adeguava al sistema commerciale. Ha esposto in molte mostre collettive e personali in Italia, Francia, Belgio, Olanda, Spagna, Canada, America, Australia, Germania e Svizzera. Come già per Guttuso e Brindisi nel 1982 a Bologna gli fu assegnato il premio “LA QUERCIA D’ORO”. Si spense nel suo eremo di Volpeglino il 10/08/1982.

Carlo Pedenovi – scultore e pittore (1927 – 2010)

I primi segni di una predisposizione all’arte li ha manifestati fin dall’infanzia plasmando per gioco piccoli animali con la creta e seguendo, con interesse e curiosità, quando aveva solo sette od otto anni, Sala e Patri, due anziani pittori tortonesi, mentre dipingevano nell’orto dei Capuccini. Ma tra la pittura e la scultura, sarà la seconda a prendere il sopravvento perchè fin dall’inizio, sentendosi soprattutto scultore, ha deciso di seguire la propria vocazione plastica che troverà un solido supporto nel disegno, praticato fin da ragazzo, come copia dal vero, per una interna incoercibile esigenza di espressione. Poco più che ventenne il giovane artista ha cominciato a frequentare lo studio genovese di Antonio Marra dove ha appreso i fondamenti del mestiere. Dopo questa proficua esperienza si è iscritto all’Accademia di Brera dove ha frequentato l’aula di scultura di Luciano Minguzzi, un artista che aveva innestato sul tronco del proprio iniziale realismo suggestioni provenienti dall’Espressionismo e dal Cubismo. Nell’arco di tutta la sua carriera ha saputo mantenere un solido legame con la classicità, con i grandi maestri del passato e con il mestiere tradizionale, rivisitandoli però alla luce dei linguaggi contemporanei. Scultore e pittore figurativo, legato a Volpeglino per radici famigliari, ha scelto di vivere in paese per amore della natura e del vario paesaggio circostante. Per essenza scultore ha plasmato argilla e gesso, ha scolpito marmo e pietra. Ha realizzato opere con forme personali e caratteristiche sui temi sacri e profani. Esperto rocciatore ha preso parte a spedizioni memorabili.

Le informazioni sono tratte dal sito del Comune che ho trovato ben strutturato

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