Oggi si celebra l'Earth Day è la più grande manifestazione ambientale del pianeta, l’unico momento in cui tutti i cittadini del mondo si uniscono per celebrare la Terra e promuoverne la salvaguardia. Fu istituito nel 1970 a seguito di un gravissimo disastro ambientale causato da una fuoriuscita di petrolio a Santa Barbara in California. Coinvolge ogni anno fino a un miliardo di persone in ben 192 paesi del mondo. Viene celebrato un mese e due giorni dopo l'equinozio di primavera, il 22 aprile.

Mi capita, di maggio, quando la Sardegna somiglia un poco all’Irlanda, verde nelle sfumature tante dei suoi prati e dell’erbe, che sorprendono l’anima e fanno sobbalzare di bellezza il cuore, mi capita – dicevo – di imbarcarmi con la mia macchinetta bianca e di partirmene sola soletta per andare a Cala Girgolu per motivi che tengo legati stretti in un fagotto di biscotti e d’amore. Passo la notte cullata dal rumore dei motori della nave, che sono sottofondo della mia infanzia, e al mattino, al levar del sole, insonnolita, al bar col cappuccino di latte a lunga conservazione e il croissant riscaldato, vedo dal vetro appannato le nubi d’ovatta, le cime azzurre che mi parlano di Grazia Deledda, e la sagoma di Tavolara. Allora, l’anima sembra alzarsi in piedi e raggiunto il soffitto, bucarlo, fino a trovar riposo nel cielo ancora velato di scuro. Allo sbarca mattutino, come rinata nel sonno dall’Eden mio profondo, ecco, nelle narici, il profumo di Sardegna: salso e mirto e poi non so che cosa, in matrimonio perenne, nell’alito del vento che viene dalle montagne azzurre, laggiù. Canta la mia anima in quel profumo di terra amica, amata ed è questa l’immagine vivida che ho io, cucita nel cuore, se penso alla giornata odierna dedicata alla nostra stupenda terra, che il Signore ha creato per noi, sue amatissime creature.

Già perché ben chiara, in me, è la differenza tra la creatura e il Creatore e la terra è creatura come noi tutti, in canto con gli angeli, lo siamo. Oggi dunque celebriamo la terra che è opera d’arte del Creatore, di Dio, che da lassù illumina e guida noi piccoli uomini. Ed eccomi, dunque, di nuovo in Sardegna. Immaginate l’orientale sarda, che fila come nastro d’argento vuota e da entrambi i lati ci sono campi e montagne e l’immensità della natura che ci abbraccia. Guido e mentre guido vedo lontana, di nuovo Tavolara, nei suoi colori rosa e azzurri, con i piedi nell’acqua e il naso dei suoi picchi al vento. Il sole dipinge con il suo acquarello d’oro il mare che sembra lanciare dardi d’amore al suo astro lassù. Il cielo ha sfumature d’arancio e di rosa e dal finestrino aperto il vento mi accarezza la pelle nel suo benvenuto. Terra di vento è la Sardegna e il vento leggero era la presenza di Dio secondo il profeta Elia…

E dunque in questa bella giornata di ringraziamento per tanta bellezza vi invito a fermarvi, anche solamente davanti a un vaso di fiori, non so un ciclamino, nel suo bel vestitino screziato bianco e rosato, e a scorgere in quella creatura colorata, così umile, mite, piccola, tutta quanta la terra che, ubbidiente, nella Legge Eterna che la fa respirare, canta la lode del Creatore. E noi con lei. Dono per noi…

E’ mattina, la mattina dopo. Mi sveglio. La baia bianca, silente, solenne avvolta in un manto fitto di zucchero filato. Io, nel tutto, leggera, mi par di volare. Tavolara, regina,  immaginata laggiù, tra le onde, nella sua grazia azzurra. E mentre la nebbia mattutina si dirada, mostrando i contorni del mondo che mi torna ad avvolgere in manto di colori, sento la voce della quotidianità. Corro ad aprire…

di Benedetta de Vito

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.